Il Festival di Sanremo, ad oggi, è il vecchio che convive con il nuovo, perché, se vuoi fare una televisione generalista che funzioni, devi necessariamente tenere insieme le generazioni, attraversarle, rassicurare chi ha qualche anno in più con i propri beniamini e intrigare i giovani con quelli che già seguono grazie ad altri circuiti di fruizione come lo streaming. A dirlo è Lucio Presta, popolare manager televisivo, che ha concesso un’intervista sull’argomento a “Il Sole 24 Ore”.



Il marito di Paola Perego ha innanzitutto ricordato i due Festival condotti da Paolo Bonolis, che hanno anche segnato il suo debutto sanremese: “Sono stati rivoluzionari sul piano dello spettacolo – ha asserito Lucio Presta –. Pensiamo solo alle aperture spettacolari affidate a Daniel Ezralow o al duetto tra Arisa e Lelio Luttazzi. Bonolis ha riportato il grande pubblico al Festival, dopo una parentesi di crisi del prodotto”. Il Sanremo di Antonella Clerici fu, invece, quello “della Favola. Nessuno credeva in quel Festival e sorprendemmo tutti. Venivamo dal grande successo del secondo Sanremo di Bonolis. Tutti rifiutavano, per il timore di confrontarsi con i numeri che aveva fatto Paolo l’anno prima. Ci accorgemmo che stavamo ragionando del superfluo: la Clerici reggeva benissimo l’Ariston da sola”.



LUCIO PRESTA: “IL FESTIVAL DI SANREMO DOVRÀ LASCIARE L’ARISTON”

Dopodiché, ha rammentato Lucio Presta su “Il Sole 24 Ore”, vennero le due edizioni di Gianni Morandi, “storiche tutte e due per numeri artistici straordinari: penso per esempio a Benigni che fa l’esegesi dell’Inno di Mameli nel 2011”. Infine, le tre edizioni (che nel 2024 diverranno cinque) di Amadeus: il suo è “un Festival rivoluzionario dal punto di vista musicale, del cast e dei partner scelti. Da grande appassionato di musica, Ama è stato bravo a mettere insieme ciò che piace ai figli e ciò che piace ai genitori. Quest’anno avremo insieme Al Bano, Morandi, Ranieri e la reunion dei Pooh, la storia della musica leggera in questo Paese, ma anche artisti che magari uno spettatore con qualche anno in più potrebbe non conoscere: chiedesse ai propri figli e saprà chi sono”.



Il Festival di Sanremo, ha aggiunto Lucio Presta, è diventato come una serie tv: “Con le ultime edizioni di Amadeus ci siamo detti… ‘Abbiamo il più grande strumento di comunicazione generalista del Paese che si chiama Tg1, costruiamo attraverso di esso una narrazione che abbracci più mesi e faccia discutere il pubblico per buona parte dell’anno'”. Secondo Presta, il futuro del Festival dovrà essere lontano dall’Ariston: “Si dovrà costruire un Palafestival. Stiamo parlando del più grande evento televisivo italiano, qualcosa che non ha eguali in Europa. Incredibile che si faccia all’interno di un cinema. Incredibile o, forse, molto italiano”.