Lucio Presta in tackle su Il Fatto Quotidiano. L’agente dello spettacolo è indagato insieme a Matteo Renzi per finanziamento illecito in relazione al documentario “Firenze secondo me” e ha tenuto a prendere posizione in merito a due articoli apparsi sul giornale diretto da Marco Travaglio, per la precisione “Presta, pm pronti a sentire Renzi. Che è indagato” a firma di Valeria Pacelli e “Vip e 8 milioni di fatturato: l’azienda che paga Matteo” a firma di Stefano Vergine, pubblicati sul Fatto del 15 luglio.



Lucio Presta ha smentito categoricamente la veridicità di quanto scritto da Il Fatto Quotidiano sul versamento di 9,2 milioni e 13,2 milioni di euro «da parte della società televisive, Rai e Reti televisive italiane Spa al signor Lucio Presta e alla Arcobaleno Tre Srl, nonché la veridicità dei dati riferiti relativi al fatturato di quest’ultima».



LUCIO PRESTA REPLICA A IL FATTO QUOTIDIANO

Lucio Presta è indagato per la presunta violazione della legge sul finanziamento ai partiti ed ha sottolineato di essersi subito messo a disposizione dell’autorità giudiziaria per fare chiarezza. In particolare, per illustrare «i rapporti di collaborazione nel campo delle prestazioni artistiche e autorali da parte di Matteo Renzi, che risalgono a quasi tre anni fa, inerenti il documentario Firenze secondo me, di cui si era parlato pubblicamente al momento in cui la società Arcobaleno Tre aveva proposto a Matteo Renzi di produrlo con la sua collaborazione autorale e conduzione». Lucio Presta ha rimarcato che le prestazioni sono state pagate regolarmente alla persona fisica e non al politico o al partito. Questa la replica dei due giornalisti del Fatto: «L’articolo “Presta, pm pronti a sentire Renzi” non fa altro che riportare, come scritto, ipotesi investigative. Sono infatti i magistrati nel decreto di perquisizione a parlare di “rapporti contrattuali fittizi”. L’articolo “Vip e 8 milioni di fatturato: l’azienda che paga Matteo” riporta i dati dell’Arcobaleno Tre che derivano dal bilancio della società stessa. Per quanto riguarda invece gli incassi da parte di Rai, Rti ed Endemol, sono contenuti in una segnalazione per operazioni sospette della Uif di Banca d’Italia».

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