Davanti alle case, agli ospedali, alle scuole dell’Ucraina straziate dalle bombe, agli oggetti quotidiani lordati dal fango misto ai proiettili, alle fosse comuni, il sangue dei feriti, le lacrime di chi resta, di chi fugge con un fagotto per strade dissestate, nel buio delle notti e del futuro, alla rabbia e pena di chi resta per combattere e perdere la vita, è il mio cuore il paese più straziato. È il nostro cuore, impotente, e anche pregare ci pare poco, anche dare soldi e alimenti a chi soffre e fugge ci pare poco. È il nostro cuore, forse assopito da guerre più lontane, colpevolmente distratto sulla tragedia afgana, che si risveglia e guarda in faccia il male, in tutte le sue forme, e il Male. Ché solo il Male può insozzare a tal punto l’umano da permettere la violenza e il cinismo bieco di chi la ordina.
Sappiamo dove stanno la ragione e il torto, la menzogna, il potere malefico. Lo sappiamo. E sappiamo che ogni esitazione, ogni giustificazione è un insulto a un popolo e a chi difende la sua libertà. Sappiamo che noi non ne abbiamo coscienza, della buona sorte di vivere in un paese libero, e che troppe volte ci lamentiamo senza timore di vergognarci davanti a chi testimonia l’oppressione e la miseria.
Eppure, detto, gridato con forza tutto questo, le immagini di questi giorni ci tormentano con un dubbio che ci sembra ignominia e viltà. Davvero vale la pena di morire e far morire un popolo? Davvero è giusto dare armi perché il massacro continui?
Sono gli uomini, i ragazzi a voler lottare per la patria, una parola che a noi, che godiamo di una patria libera, suona estranea. E ci commuove e un po’ ci insospettisce questo uso gagliardo e appassionato. Ci siamo fatti scettici, indifferenti. Eppure, quell’eppure che nasce quando ascoltiamo la voce della Chiesa, che chiede dialogo e pace. Vorremmo a volte un tuono.
Ma quella voce e quella preghiera di pace sono la sola alternativa possibile, mentre rombano dichiarazioni e iniziative guerresche. Eppure, a fianco dell’Ucraina senza se e senza ma, ci chiediamo se non sia giusto trattare, e chiudere questa inutile strage.
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