Caro direttore,
oggi vorrei fare una riflessione sulle domande sempre più frequenti che mettono in relazione Dio alla terribile guerra che si sta consumando in Ucraina.
Il conflitto che si sta combattendo in queste ore pone nella gente i soliti interrogativi esistenziali. Perché il dolore? Che cosa hanno fatto di male tante persone innocenti? E quasi contemporaneamente si finisce col puntare il dito verso Dio. Perché Dio permette tutto questo? Perché non interviene in risoluzione? In questo io vorrei rispondere con l’estratto della lettera apostolica Salvaci Doloris di Giovanni Paolo II: “per poter percepire la vera risposta al ‘perché’ della sofferenza, dobbiamo volgere il nostro sguardo verso la rilevazione dell’amore divino, fonte ultima del senso di tutto ciò che esiste. […] Cristo ci fa entrare nel mistero e ci fa scoprire il ‘perché’ della sofferenza […]. La risposta è stata data da Dio all’uomo nella croce di Gesù Cristo”.
La sofferenza è un male che mette Dio stesso in questione, ma ricordiamoci che Cristo crocifisso è Dio che mette il male stesso in questione.
Dio non è dall’altra parte rispetto al dolore, è dalla stessa parte di chi soffre.
Ogni volta che celebriamo la Santa Pasqua celebriamo la morte e resurrezione di Cristo ovvero la sua condivisone del dolore umano.
Dio ha lottato contro ogni male condividendo la sofferenza su di sé, dandoci un chiaro messaggio: trasformare il momento di disperazione in momento di resurrezione.
Secondo il mio parere l’atteggiamento di tutti noi non deve essere quello di rassegnazione o passività, ma bensì di resistere con tutte le forze e gli strumenti che Dio ci offre.
La resistenza di continuare a pregare con Dio. E questo è un atto di amore non soltanto verso Dio stesso, ma amore e misericordia verso il prossimo.
Credo che oggi più che mai siamo chiamati a seguire gli insegnamenti che Dio ci ha trasmesso, rinnovando tutti l’opera di perdono e misericordia, come slancio verso un futuro senza armi, ma fatto di pace, guarigione e riconciliazione.
Matteo
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