Lucrezia Lante della Rovere è tornata a parlare del suo rapporto con la madre, Marina Ripa di Meana, svelando anche altre curiosità legate alla sua vita. Lo ha fatto nell’ambito di un’intervista ai microfoni de “Il Corriere della Sera”, nella quale ha ricordato l’episodio in cui la convinse ad andare alla prima alla Scala di Milano, regalandole un vestito bordato di visone bianco: “Io, ignara, in pelliccia dentro al teatro, lei fuori nella piazza davanti alla Scala mentre, a seno nudo in pieno gennaio, faceva una manifestazione animalista contro l’uso delle pellicce, bruciandole… Venni travolta da un turbine di paparazzi, perché era clamoroso che la madre usasse la figlia per una denuncia sociale”.



A seguito di quella vicenda non parlò alla madre per un anno: “Ma ora ci rido. Mamma era fatta così, perennemente sopra le righe, la sua esistenza era un’altalena di eventi… Quando aveva un’idea non guardava in faccia a nessuno, passava sul cadavere di chiunque e se io mi arrabbiavo, ribatteva che non avevo ironia, esclamava: e fatti una risata! Era una donna speciale e mi manca sempre di più. A differenza di mio padre, che aveva il mal di vivere, si limitava a sopravvivere, era dipendente dall’alcol e non ha avuto una bella vita, ho ereditato per fortuna da lei dei cromosomi veramente tosti”.



LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE: L’AMORE CON MALAGÒ

Nel prosieguo della sua chiacchierata con “Il Corriere della Sera”, Lucrezia Lante della Rovere ha rammentato che da giovane voleva emanciparsi, essere autonoma e autosufficiente. A un certo punto, “Mario Monicelli cercava una ragazza che conoscesse le lingue e sapesse andare a cavallo, mi scelse per ‘Speriamo che sia femmina’. Ben presto ho capito che raccontare delle storie era per me la strada giusta, pane per i miei denti”.

Tra gli amori del passato c’è anche Giovanni Malagò, presidente del CONI: “Quando lo conobbi avevo 21 anni e abbiamo fatto subito due gemelle, Vittoria e Ludovica. Anche lui era un tipo deciso e mi interrogava spesso sul mio futuro, su ciò che volevo fare. Io rispondevo che non lo sapevo, che mi sentivo una zingara scappata di casa, la buttavo sul ridere… Ma quando una volta gli chiesi: ‘Perché, tu lo sai cosa vuoi diventare?’ Lui rispose, serio: ‘Sì, il presidente del CONI’. Aveva solo 28 anni!”.