Mentre il Governo ha rimandato l’assestamento di bilancio a lunedì, l’Ansa cita fonti europee altamente qualificate secondo cui sulla procedura d’infrazione che il nostro Paese rischia di vedersi comminata “possono essere trovate delle soluzioni nel dialogo tra la Commissione europea e Roma, ma l’Italia deve dimostrare che rispetterà le regole in futuro”. Come interpretare queste indiscrezioni, anche dal punto di vista politico? Lo abbiamo chiesto a Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.



Professore, cosa pensa di queste indiscrezioni?

Sembrano confermare quanto ci siamo detti l’ultima volta: con un aggiustamento dei conti che preveda l’utilizzo dei risparmi di Quota 100 e Reddito di cittadinanza, l’uso dei 2 miliardi già messi da parte con la scorsa Legge di bilancio e le maggiori entrate fiscali, la Commissione europea può considerare chiusa la pratica della procedura d’infrazione per quest’anno. Il vero problema è relativo all’anno prossimo.



O meglio alla prossima Legge di bilancio…

Esatto, quando andranno a regime sia il Reddito di cittadinanza che Quota 100, senza dimenticare le clausole di salvaguardia sull’Iva. Se si eliminasse il Rdc varando una misura di contrasto alla povertà si troverebbe lo spazio per una piccola riduzione delle imposte. Ma con questa configurazione di Governo ciò non è possibile.

Queste indiscrezioni sull’apertura della Commissione arrivano dopo che Salvini ha chiesto di anticipare la manovra: le sembra una coincidenza?

In effetti no. È come se la Commissione volesse dirci che per quest’anno possiamo passarla liscia, ma se vogliamo varare una manovra eccessiva, la procedura d’infrazione resterebbe. A mio avviso, visto il periodo di stagnazione economica, l’Italia può ottenere di sforare i parametri concordati, ma per investimenti e a seguito di una trattativa. Mi lasci aggiungere una cosa.



Prego.

Tutta l’Europa vive un momento economico difficile, anche la locomotiva tedesca. Tutti hanno interesse a una politica fiscale di investimenti. Quindi è come se la Commissione ci stesse dicendo che se facciamo una manovra che è nell’interesse comune e che viene concordata con l’Europa, non incontreremo ostacoli, perché in un momento di depressione siamo tutti sulla stessa barca. Sintetizzando, il messaggio di Bruxelles all’Italia è: se tu partecipi a una coalizione costruttiva bene, altrimenti ti gestiamo noi con la procedura.

Lei crede quindi che da parte di Bruxelles si agisca con un’ottica cooperativa e non invece impositiva?

Io penso che ci sia la volontà di concordare a livello europeo le politiche comuni. In fondo anche il Fiscal compact aveva questo obiettivo. La linea che Macron cerca di far emergere è quella di concordare una politica fiscale comune ed è evidente che è la linea che dovrebbe essere normale: non esiste un’unione che non abbia insieme alla politica monetaria anche quella fiscale.

Come può incidere questa apertura di Bruxelles sulla vita del Governo, visto che di fatto chiede di prendere una posizione sulla manovra?

Credo che possa incidere più che altro sulle scelte di Salvini, perché ho l’impressione che Zaia, Fontana e Giorgetti, insomma la base del nord della Lega, non abbiano alcuna voglia di appoggiare la tattica dello scontro, presente all’interno del loro partito, quanto piuttosto quella della persuasione, della collaborazione, la stessa che ha consentito l’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 a Milano e Cortina.

Salvini però sulla flat tax si gioca molto, sono settimane che insiste sulla necessità di questo provvedimento…

Guardi, il punto è che mentre Domenico Guardabascio ed io abbiamo avanzato una proposta di flat tax basata anche sui dati delle dichiarazioni dei redditi, la Lega non ne ha una, non ha un modello quantitativo. I leghisti non sanno bene cosa vogliono fare. E non si rendono nemmeno conto che una flat tax è possibile anche a tappe, considerando che ci sono aree più o meno sensibili per la curva di Laffer.

Secondo lei quindi il Governo rischia di cadere più per uno scontro interno che non con l’Ue?

Il Governo rischia di cadere per uno scontro interno alla Lega, tra le anime dei 5 Stelle e anche per la questione Sud. Se al Nord si faranno Tav e Olimpiadi, il Mezzogiorno infatti resta senza grandi opere e anzi ora rischia di vedere chiusa l’ex Ilva, la più grande acciaieria d’Europa. Prima o poi questo tema salterà fuori. Mi sembra anche che ci sia uno scontento della base, c’è una distanza tra il Paese reale e quello politico. Non credo che il Governo possa durare a lungo, anche perché se continua così Salvini vedrà scendere i suoi voti.

(Lorenzo Torrisi)

Leggi anche

FINANZA E POLITICA/ Le conseguenze della "resa" italiana all'UeRETROSCENA/ Così la “piccola troika” made in Italy ha ottenuto la tregua con l'UePROCEDURA UE/ Il rinvio, la vera minaccia di Bruxelles da evitare