Con la vittoria nelle legislative del “Nuovo fronte popolare”, la formazione progressista guidata da Jean-Luc Melenchon, in pratica la Francia ha aperto le porte al populismo più sfrenato di stampo prettamente latinoamericano proprio mentre, con l’esperimento di Javier Milei e del suo movimento LLA (La Libertad Avanza) si assiste, in un Paese, l’Argentina, che per quasi 40 anni è stato retto da un populismo estremo, alla prima esperienza di liberalismo. Insomma, pare che il Vecchio continente (a cui dobbiamo aggiungere l’esperienza altrettanto “progre” della Spagna) sia ormai votato, in nome della paura al ritorno del fascismo o comunque della destra più estrema al potere, a eguagliare l’esperienza populista di stampo sudamericano che, nella pratica, si è mostrata un colossale fallimento e una tragedia che ha di fatto aumentato a livelli impressionanti la povertà.



Anche se ben poco è chiaro sul futuro dell’esperienza francese che il “genio” (sic) di Macron ha trascinato in un’ingovernabilità dalle conseguenze che potrebbero essere catastrofiche, bisogna dire che tale risultato è stato reso possibile dal voto quasi unanime dei circa 10 milioni di immigrati che vivono Oltralpe. Ma c’è di più: il risultato francese ha di fatto fornito un valido aiuto affinché il secondo mandato di una ben poco seguita von der Leyen possa concretizzarsi e così condurre l’Ue verso quell’agenda 2030 così osteggiata al punto da provocare proprio il rafforzamento delle destre definite “patriottiche” in molti Paesi, tra i quali la nostra cara Italia che, già immersa nella catastrofe di un’economia ormai nelle mani di altri Stati, costituisce un’eccezione, visto che l’ultima grande spinta verso importanti acquisizioni è stata proprio imposta da un Governo che, nelle urla della campagna elettorale, aveva promesso l’esatto contrario, ossia una “Italia agli italiani” che pare proprio non esistere nei suoi programmi attuali.



Insomma, le spinte di queste politiche “progressiste” assecondate da una cultura “woke” distruttiva nei confronti dei valori occidentali alla fine marciano verso Stati che “premieranno” con sussidi vari proprio la fascia meno abbiente, legandola attraverso il voto, mentre entreranno in crisi le classi medie che, se il processo dovesse continuare, spariranno in forma definitiva. Come d’altronde il concetto di democrazia fin qui conosciuto, che si trasformerà, dietro un costante controllo dei mezzi di informazione, in qualcosa di molto simile a ciò che, prima della caduta del Muro di Berlino, costituiva il mondo comandato dall’ex Urss.



Questa prospettiva davvero preoccupante è in pratica la stessa che, lo ripetiamo, ha attraversato il Sudamerica negli ultimi 40 anni e che ha, in definitiva, generato non solo una sua caduta economica, ma anche il sorgere di veri e propri regimi oligarchici che in nome, ovviamente, del “pueblo” lo hanno in definitiva impoverito al punto da far entrare in crisi i settori della sanità, dell’istruzione e, ovviamente, del lavoro.

È un quadro che in Italia conosciamo molto bene, ma che, purtroppo, si sta estendendo anche in Nazioni come Spagna e Francia e che già tocca una Gran Bretagna dove, guarda caso, i Laburisti hanno ottenuto un’importante vittoria. Resta da vedere come termineranno le importantissime elezioni negli Usa, che potrebbero alla fine portare, come molti sostengono, alla vittoria del “male minore” e al ritorno dei Repubblicani al potere.

Siamo quindi di fronte a una situazione decisamente inimmaginabile 20 anni fa e che ha come origine anche un’immigrazione che, contemporaneamente allo scarsissimo inserimento sociale dei suoi appartenenti, potrebbe creare dei cambiamenti tendenti più a uno scontro che a un incontro etnico. Ora non resta che vedere come si risolverà la situazione e quali saranno le politiche che gli Stati adotteranno per poter evitare l’ondata populista anche nel Vecchio continente: di certo abbiamo l’esempio di nazioni che, specie nel Nord Europa, hanno da anni instaurato politiche basate su di una socialdemocrazia mirante al bene comune che hanno funzionato e permesso a questi Paesi di attuare politiche economiche che hanno favorito un loro grande sviluppo, sfruttando pienamente le loro risorse e promuovendo una politica del lavoro veramente encomiabile.

Ma anche nel Sud del mondo, in particolare in Cile; e Uruguay, l’alternanza di poteri in una simbiosi molto simile a quella sopra citata ha portato a risultati che hanno non solo ridotto la povertà a livelli decisamente infimi, ma anche a un decollo economico. Ecco quindi che la soluzione per non cadere nella trappola “Nacional y Popular” di sudamericana memoria consiste di abbandonare i vari “ismi” e, a livello politico, concretizzare quel centrismo che, alla fine della Seconda guerra mondiale, permise il raggiungimento di un benessere comune che però rischia di non decollare proprio a causa di estremismi che, la storia insegna, alla fine alimentano solo la violenza e la nascita di oligarchie: insomma vorremmo vedere un’Ue finalmente ispirata da quel “Manifesto di Ventotene” che ne segnò la nascita programmatica come un’unione di popoli, prima che l’attuale lobby finanziaria che, se qualcosa non dovesse rapidamente cambiare, ci porterà verso divisioni sempre più accentuate e una crisi che già è nell’aria e che rischia di far finire in anticipo quel “sogno europeo” che doveva rappresentare il nostro futuro basato su una società del benessere comune.

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