Aiuti di stato a Lufthansa, parte l’inchiesta da Bruxelles per stabilire eventuali illeciti nel processo di finanziamento di 6 miliardi da fondi pubblici alla compagnia aerea che, nel 2020 aveva ricevuto da Berlino per il sostegno alla liquidità ed il ripristino del bilancio. Inizialmente questo processo era stato autorizzato dall’UE perchè giudicato in linea con le norme, viste le difficoltà dovute alla crisi da Covid. Ora però, dopo l’annullamento da parte della Corte di Giustizia, anche la Commissione torna sulle valutazioni ed apre un indagine più approfondita per esaminare i meccanismi con i quali l’azienda avrebbe beneficiato della ricapitalizzazione.



Il ricorso di Lufthansa contro la sentenza della Corte è ancora pendente. Tuttavia, dovranno essere studiati gli errori che vengono contestati nell’ambito degli aiuti concessi dalla Germania. Diversi infatti i divieti imposti come clausole contrattuali subordinate all’accettazione del finanziamento, che non sarebbero stati rispettati. Tra i vincoli, anche quello di non concedere aumenti e bonus ai manager della compagnia, così come il non poter distribuire i dividendi. Ma anche l’impegno a cedere almeno 24 slot giornalieri ai concorrenti negli aeroporti di Francoforte e Monaco.



Inchiesta Ue sugli aiuti di stato concessi a Lufthansa, la Commissione aveva approvato il finanziamento nel 2020

L’inchiesta Ue sugli aiuti di stato concessi a Lufthansa nel 2020, aperta proprio poco dopo la fusione con Ita,  si concentrerà nell’analisi delle contestazioni che sono state fatte alla compagnia dalla Corte di Giustizia europea nella sentenza del 10 maggio 2023. Il provvedimento giudiziario infatti aveva stabilito che l’azienda non aveva rispettato gli obblighi contrattuali imposti dalla Commissione per l’approvazione del finanziamento di ricapitalizzazione dell’azienda. Il totale di 6 miliardi di euro, che era stato concesso da Berlino si articolava in tre punti fondamentali.



Come sottolinea il Sole 24 Ore, doveva comprendere: la partecipazione al capitale per 306 milioni di euro, la partecipazione da 4,7 miliardi non convertibile in azioni e un miliardo di partecipazione tacita convertibile. Questo era stato ritenuto ammissibile dall’Ue, nell’ambito del particolare momento di pandemia durante il quale sono stati concessi in via eccezionale e subordinati a specifiche regole altri aiuti governativi. L’indagine però si riapre, alla luce della decisione dei giudici, e soprattutto dopo il ricorso della compagnia Ryanair, che per prima aveva denunciato l’ammissibilità e gli errori di valutazione dell’antitrust.