Con la morte di Luigi un pezzo della nostra storia e della nostra amicizia se ne è andato e oggi è nelle mani del Padre e nelle braccia di don Giussani, che lo ha amato più di qualsiasi altra persona al mondo.

Il primo ricordo che mi accomuna a un fratello, ancor più che a un amico, assoluto – abbiamo davvero vissuto insieme e condiviso molti anni e molte circostanze della vita – è innanzitutto un cuore comune. Un cuore che ci ha permesso, negli anni dell’università, di vivere insieme un disagio che ha però trovato una risposta. Il disagio che la compagnia cristiana non diventasse mai un’organizzazione o una militanza, ma fosse, sempre, la risposta, più vera, più adeguata, più reale, al desiderio del cuore.



In questo affermare un così vivido bisogno che nasceva dalle domande ultime del nostro cuore – il desiderio di bene, di felicità, di giustizia, di amore, di libertà, di bellezza – abbiamo trovato nella paternità di don Giussani una risposta convinta: Cristo. E l’amicizia di quelli che Lo riconoscono ci accompagna nella vita per sostenere la risposta a questo grande desiderio.



Poi, nel tempo, si diventa grandi, si cammina, si cresce e si rischia di lasciare per strada anni meravigliosi, nei quali il punto centrale – questo desiderio che trovava una risposta nella compagnia cristiana e che tanto ha generato e creato attorno a noi – potesse andare perso. Ma questo filo, questo cuore grondante di desiderio, non si è mai spezzato, è rimasto a vivificare la nostra amicizia.

Proprio in questi ultimi mesi è su questo desiderio che ci siamo rivisti, condividendo anche i rischi di ciascuno e il suo impegno civile e politico. Ma quello era solo uno spunto, una forma in cui si incarnava il suo desiderio e la sua incessante ricerca di Chi può rispondere oggi a questo desiderio di pienezza. Ci siamo rivisti forti di una storia incredibile, di cui siamo stati partecipi e desiderosi di poter continuare a rivivere insieme.



Attraverso il giornalismo, la sua passione, Luigi ha voluto affrontare la vita e la realtà cercando sempre la verità, anche andando controtendenza e controcorrente. Ma era inquieto, rimaneva inquieto, perché questa ricerca non corrisponde appieno alle nostre sensibilità, a quella riscoperta del Vero che solo ci consente di vedere le cose per come sono compiute. Era visibile in lui un’ultima inquietudine in questa ricerca, perché il Vero, la Giustizia è Cristo e non tanto l’affermazione di questo grido, che va riscoperto ogni giorno, altrimenti rimane la domanda, ma nel contempo la risposta si diluisce, si smarrisce, si sbiadisce.

L’unica consolazione che allevia l’impatto del dolore che stiamo vivendo è la certezza che adesso è in Paradiso, vicino a don Giussani, che è stato per Luigi la forma con cui Dio è diventato paterno nella sua vita.

Sono sicuro che oggi può finalmente guardare in faccia con assoluta chiarezza Cristo e la compagnia che ci ha preceduti per confermarlo, e confermarci, che questa amicizia presente, segno della presenza del Mistero, è la risposta del nostro desiderio e del desiderio di tutti.

A Dio, Luigino.

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