Luigi Busà, oro olimpico alle Olimpiadi di Tokyo, e recente medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo in Algeria, è stato ospite stamane di Uno Mattina Estate, su Rai Uno: “Paura prima di una gara? C’è sempre, è 22 anni che combatto – esordisce l’atleta olimpico italiano – metti impegno e sacrificio e quando vai alla gara non sai cosa ti aspetti, può andare ben o male, c’è per forza quella paura e quell’emozione”. E ancora: “Malagò mi ha nominato portabandiera ed è una grande cosa, oltre ad essere una responsabilità è un grande onore, nel mio Paese c’è tutto, la mia regione e il mio sport, come mi chiamano?Il gorilla di Avola”. Lugi Busà ha iniziato prestissimo a fare Karate: “Ho iniziato quando avevo 4 anni perchè papà era il mio allenatore, prima iniziavano a 6 anni oggi a 4 anni e mezzo anche se dipende sempre dalla base motoria”.



Ma cosa piace del karate al campione? “Ci sono tanti aspetti che mi piacciono, consiglio a tutti i giovani di farlo perchè con la tecnologia si perde il rispetto per se stessi e per gli altri. Il karate insegna disciplina, consapevolezza, a difenderti da questo mondo particolare, è uno sport a 360 gradi”. Lugi Busà è contornato da karateka in famiglia: “Siamo tutti karateka ho tre sorelle, due più grandi e una più piccola. la più grande è avvocata, si è un po’ distaccata ma siamo tutti karateka. Nasco karateka e morirò karateka? Quando uno smette non finisce mai di esserlo, quando ti confronti con gli altri anche nel mondo di tutti i giorni hai una marcia in più. Alle Olimpiadi ti giochi tutto in quel giorno, non puoi più ripeterlo nella vita ed hai quindi una marcia in più”.



LUIGI BUSA’ E IL RICORDO DEL COACH SCOMPARSO: “MI VENGONO I BRIVIDI”

Recentemente è scomparso il suo allenatore della nazionale, Claudio Guazzaroni, “E’ scomparso pochi mesi fa, abbiamo scoperto la malattia prima di partire per Tokyo, è stato un grande perchè lui è andato oltre, si è seduto accanto a me, un grande esempio. Quando ci ripenso mi vengono i brividi e devo tanto a lui per l’Oro, aveva un’energia particolare. Dopo l’oro ho abbassato la mascherina per cantare l’inno e mi volevano multare i giapponesi”.

Ma qual è il suo sogno nel cassetto? “Il mio sogno è far conoscere sempre di più lo sport – spiega Luigi Busà – e il prossimo anno ci sono i mondiali e vorrei provare a diventare nuovamente campione del mondo”. Chiusura dedicata alla famiglia: “Mio padre mi spinge e mi incoraggia, mia mamma non vede l’ora che smetta, non ha mai visto una mia gara in presenza”.