Chi è Luigi Calabresi: la moglie Gemma, i figli Mario e Paolo, l’agguato del 17 maggio 1972
Luigi Calabresi era vice-responsabile della sezione politica alla questura di Milano quando la mattina del 17 maggio 1972 fu assassinato all’età di 34 anni. Dopo aver salutato la moglie Gemma Capra, mamma di due bambini piccoli, Mario e Paolo, ed in attesa del terzo, Luigi Calabresi uscì dal palazzo per dirigersi verso la sua auto quando un uomo alle sue spalle lo colpì esplodendo tre colti di pistola calibro 38, due sparati in sequenza velocissima, il terzo lo colpì alla nuca quando già era in ginocchio davanti alla sua vettura. L’arrivo immediato dei soccorritori e la corsa all’ospedale non furono sufficienti a salvargli la vita.
L’agguato al commissario Luigi Calabresi fu considerato in perfetto stile Brigate Rosse, ma in realtà queste non c’entravano con l’attentato terroristico messo in atto. A sparare, come rammentava Il Corriere della Sera, fu un giovane alto ed atletico ribattezzato ‘il biondino’ o ‘il tedesco’. L’arma molto probabilmente, la nascose sotto un giornale. Dopo il delitto salì su una 125 blu guidata da un suo complice ed abbandonata poche centinaia di metri dopo, quando i due proseguirono la loro fuga a bordo di un’altra vettura.
Chi è Luigi Calabresi e come è morto: l’assassinio e i colpevoli
L’assassinio del commissario Luigi Calabresi fu sin da subito collegato alle sue indagini sulla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e alla morte del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato dal quarto piano della questura di via Fatebenefratelli tre giorni dopo. In qualche modo, Luigi Calabresi avrebbe predetto la sua morte, tanto da confidare ad un amico: “Se mi uccidono non vedrò in faccia il mio assassino”, proprio come poi accadde. L’odio nei suoi confronti, dunque, fu scaturito dalla convinzione che avesse avuto delle responsabilità nella morte di Pinelli finendo nel mirino della sinistra extraparlamentare per tutta una serie di altre sue indagini.
Ma chi uccise il commissario Luigi Calabresi? Le indagini in un primo momento brancolarono nel buio. Fu inizialmente arrestato in Svizzera un pittore ritenuto a capo delle Br, poi se seguì la pista di destra con altri tre arresti. Il delitto di Luigi Calabresi sembrava essere destinato a restare insoluto quando avvenne la svolta nel luglio 1988 a 16 anni dalla sua morte. Leonardo Marino, ex militante di Lotta Continua, confidò al parroco del paese di aver avuto un ruolo nel delitto del commissario. Successivamente si presentò ai carabinieri di Sarzana autoaccusandosi e chiamando in causa altri compagni di Lotta Continua: Ovidio Bompressi (ritenuto l’esecutore) e i leader del movimento Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani (ritenuti i mandanti). Ne scaturì un lungo iter giudiziario conclusosi con le condanne per tutti in via definitiva.