Affidarsi ai vaccini non basta, i pazienti vanno curati a domicilio: così il candidato al Nobel Luigi Cavanna. Intervenuto ai microfoni de La Verità, il primario di oncoematologia all’ospedale di Piacenza ha spiegato che non è possibile dare una risposta esclusivamente ospedaliera a una malattia contagiosa come il Covid-19, «il rischio è di essere sommersi dai malati», come sta accadendo nella gran parte dei reparti ormai da un anno.



Luigi Cavanna ha spiegato che sono necessarie le cure precoci a domicilio, ciò che ha iniziato a fare un anno fa a Piacenza a partire dall’idrossiclorochina, passando per il Rezolstra, gli antibiotici, l’eparina e ossigeno per chi aveva saturazione inferiore al 93%. L’esperto ha rimarcato che con questo “protocollo” i ricoveri sono stati inferiori al 5%. Anche se adesso l’idrossiclorochina non si può più prescrivere…



LUIGI CAVANNA SU IDROSSICLOROCHINA E ANTICORPI MONOCLONALI

Attualmente l’idrossiclorochina si può utilizzare unicamente nell’ambito di studi, ha evidenziato Luigi Cavanna a La Verità: «Perché si basa su studi forse non fatti eccessivamente bene. Come metodo di lavoro, doveva promuovere uno studio randomizzato sul territorio e in parallelo uno studio retrospettivo, analizzando l’esito che ha avuto questo farmaco su migliaia di pazienti che sono stati curati durante la prima ondata con idrossiclorochina. Meglio utilizzarla entro i primi tre giorni, risulta molto più efficace. L’Aifa è ancora in tempo per muoversi in questa direzione». Luigi Cavanna ha invocato un protocollo per le cure domiciliari, già invocato da Draghi, partendo dalle esperienze fatte sul territorio, mentre sugli anticorpi monoclonali ha messo in risalto che «potevano essere introdotti mesi fa. Credo che l’Aifa risenta anche dell’atteggiamento dell’Oms che ha non proprio aiutato lo sviluppo di cure del Covid. Sono più i farmaci che tende a mettere in forse e a togliere, rispetto a quelli che promuove».

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