LUIGI CALABRESI, CHI ERA IL COMMISSARIO PADRE DI MARIO

Chi era Luigi Calabresi, padre di Mario, uno dei più autorevoli giornalisti del panorama odierno e ospite questo pomeriggio nel salotto di “Domenica In”? Questo pomeriggio, nel corso della ventinovesima puntata stagionale del talk show in onda su Rai 1, del parterre di ospiti della padrona di casa, Mara Venier, farà parte anche il 53enne scrittore ed ex direttore dei quotidiani ‘la Stampa’ e ‘la Repubblica’ che parlerà del suo nuovo libero “Sarò la tua memoria”. Calabresi tuttavia è stato protagonista in questa settimana di alcune interviste in cui commentava con amarezza la decisione della Francia all’estradizione nel nostro Paese di alcuni terroristi tra cui Giorgio Pietrostefani, condannato in Italia per essere stato tra i mandanti dell’omicidio del padre.



Ma chi è stato il commissario Luigi Calabresi e cosa sappiamo oggi della sua vicenda? Nato a Roma nel novembre del 1937, morì a soli 35 anni, vittima di un attentato terroristico quando suo figlio Luigi aveva solamente due anni e mezzo, l’altro figlio Paolo uno e la moglie Gemma Capra era incinta di un bebè al terzo mese di gravidanza (e a cui sarebbe stato poi dato il nome proprio di Luigi). Poliziotto, commissario capo e figura di spicco anche dell’Ufficio politico della Questura di Milano fu premiato poi nel 2004 con la Medaglia d’Oro postuma al Merito Civile come vittima del terrorismo per aver dedicato e sacrificato la propria vita a “tutela dell’ordine democratico”. La sua vicenda è tragicamente legata alla strage di Piazza Fontana (l’attentato compiuta da terroristi dell’estrema destra nel dicembre del 1969 presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura e che provocò 17 morti e 88 feriti) e alla successiva morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli.



IL DELITTO CALABRESI: LA CAMPAGNA D’ODIO E POI L’AGGUATO SOTTO CASA DI…

Infatti, tra il 1969 e il 1972, Luigi Calabresi venne accusato da parte della stampa e dell’opinione pubblica di essere il responsabile della morte del ferroviere Pinelli, caduto da una finestra del quarto piano della Questura milanese mentre si trovava in custodia per le indagini sulla strage di Piazza Fontana (la dinamica dei fatti non sarà mai del tutto chiarita ma l’anarchico verrà di fatto ritenuto innocente negli anni successivi). In particolar modo fu il movimento di estrema sinistra di Lotta Continua a rinfocolare le accuse nei confronti del commissario Calabresi che, come accennato, alla fine delle indagini giudiziarie poi archiviate nel 1975 risultava non essere presente nella stanza dove si consumò la tragedia mai chiarita di Pinelli.



Questo clima di odio e di sospetti culminerà con la sua esecuzione il 17 maggio del 1972 nei pressi della sua abitazione mentre andava a lavoro: i colpevoli di questo brutale assassinio furono individuati solamente nel 1988 nelle persone di Ovidio Bompressi e Leonardo Marino quali esecutori materiali e del citato Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri quali mandanti del crimine, tutti leader o esponenti del movimento di Lotta Continua. Tutti e quattro furono condannati in via definitiva nel 1997, sentenze poi confermate nel 2000 in Cassazione. Oggi, a distanza di tanti anni, il caso dell’omicidio di Calabresi è ancora importante non solo per il clima di odio e di ‘emarginazione’ a cui fu sottoposto un servitore dello Stato in quel periodo, ma anche perché la sua morte anticiperà e di fatto aprirà la stagione degli Anni di Piombo e del terrorismo di sinistra e destra che avrà fine solamente entrati negli Anni Ottanta.