Luigi de Magistris, attuale sindaco di Napoli, è intervenuto nelle scorse ore a “Non è l’Arena”, trasmissione della domenica di La 7 condotta da Massimo Giletti. Il primo cittadino campano ha detto la sua sulla questione Di Matteo-Bonafede, portando l’attenzione dei presenti sul vasto e spiacevole argomento relativo alla trattativa fra lo Stato italiano e la mafia e sul suo allontanamento dalle inchieste su alcuni magistrati: Fu Giorgio Napolitano, ex presidente della Repubblica, il mandante del mio allontanamento, con la complicità di Nicola Mancino, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura e ministro dell’Interno nel 1992 – ha dichiarato de Magistris –. Fino a quando indagavo su Berlusconi, mi facevano l’applauso, non appena cominciai ad indagare a sinistra, mi dissero: ‘Ma che fai, indaghi pure a sinistra?'”. Luigi de Magistris ha poi sottolineato di assumersi tutte le responsabilità in riferimento a tali, pesanti affermazioni, aggiungendo che, secondo lui, la mafia s’è fatta Stato e per questo l’Italia non potrà mai essere un Paese democratico fino in fondo. “Quando ci furono magistrati onesti e coraggiosi alla procura di Salerno che fecero perquisizioni e sequestri ai magistrati calabresi, questi ultimi controsequestrarono il sequestro e Napolitano e altri fecero uscire la guerra fra Procure”, ha chiosato il sindaco partenopeo.



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