Luigi di Bella e il suo “metodo Di Bella” contro il cancro al centro della puntata “Ossi di seppia“, il programma che ripercorre la straordinaria carriera del dottore. Un progetto ambizioso che Elena Capparelli direttrice RaiPlay e Digital ha raccontato così: “le storie che raccontiamo con “Ossi di seppia sono destinate prioritariamente ai giovani e giovanissimi. È un progetto ambizioso che vuole restituire valore alla memoria recente, trasformandola in qualcosa di pulsante e vivo per le nuove generazioni”. L’obiettivo di questo programma, infatti, come ha sottolineato proprio la Capparelli è quello di “andare in controtendenza rispetto alla velocità e alla massa indistinta di informazioni in cui siamo sempre più spesso sommersi, per offrire riflessioni e prospettive di lettura, attraverso il patrimonio delle Teche Rai, attraverso testimoni d’eccezione, ma soprattutto grazie a una modalità narrativa moderna nel linguaggio e nel formato”. Spazio quindi alla carriera del grandissimo dottore modenese che ha contributo tantissimo nella lotta contro alcune malattie, in particolare il cancro.
Luigi Di Bella e il metodo Di Bella contro il cancro
Nel gennaio del 1998, infatti, sono diverse le associazioni di pazienti oncologici che richiedono al Ministero della Salute di validare le cure, prive di fondamento scientifico, proposte da un professore modenese, Luigi Di Bella. Si tratta del Metodo Di Bella, che è la storia vera di un venditore di speranze in lotta contro l’intera comunità scientifica. Il primo di molti futuri casi mediatici che vedranno schierata la gente contro gli esperti. Luigi Di Bella comincia ad occuparsi delle ricerche sul cancro nel 1963 e soli quattro anni dopo cominciano le prime sperimentazioni su alcuni pazienti. Nel 1977 il medico introduce nella sua multiterapia l’uso della somatostatina, allo scopo di curare anche i cosiddetti “tumori solidi”. A distanza di anni è il figlio a parlare del grandissimo lavoro del padre in una autobiografia che ha presentato così a Il Resto del Carlino: “sono partito dalla sua infanzia, quando correva per il paese siciliano con le scarpe rotte, ripercorrendo poi gli anni del liceo e dell’Università, quando cadde in mare con i libri. Fino ai suoi incarichi di professore, al giorno in cui ha deciso di studiare per combattere i tumori, per arrivare alla vecchiaia quando, ormai tormentato dai problemi di vista, a novant’anni visitava fino a dieci pazienti al giorno nello studio di via Marianini a Modena”.
La sua terapia, efficacia e limiti
Tra il 1997 e il 1998 il metodo Di Bella ebbe una grande risonanza mediatica soprattutto dopo l’affermazione del suo fondatore che svelò di avere messo a punto un metodo di cura dei tumori parzialmente alternativo alla chemioterapia, efficace e senza effetti collaterali. Oltre alla somatostatina, la multiterapia Di Bella consisteva nell’uso combinato di altre molecole tra cui bromocriptina, ciclofosfamide, melatonina, vitamine (E, C, D) e retinoidi, i precursori della vitamina A. La cura, secondo il medico, non è unica per tutti ma personalizzata con dosaggi che dunque variano da paziente a paziente.
In realtà, come precisato anche da Airc, alcuni farmaci impiegati nella terapia del medico siciliano erano già impiegati nella cura dei tumori. La stessa fondazione per la ricerca sul cancro, tuttavia, precisa che: “Non esistono però studi e prove sperimentali per sostenere che la combinazione di tutti questi farmaci e molecole, come nella cosiddetta terapia di Bella, apporti benefici ai pazienti in cura per malattie oncologiche”. Nel ’98 il Ministero della Salute avviò una sperimentazione i cui risultati furono contenuti nella rivista “British Journal of Medicine”. Su 396 pazienti con tumori coinvolti, non si verificò alcun caso di completa remissione del tumore e solo tre casi di remissione parziale. Un quarto morì durante la sperimentazione ed oltre la metà peggiorò. Negli anni furono numerosi gli studi non controllati eseguiti e le affermazioni di coloro che hanno sostenuto la terapia del dottor Di Bella, ma la conclusione precisata da Airc è che “al momento non esistono documentazioni scientifiche che dimostrino l’efficacia di questa combinazione di sostanze come cura contro il cancro”.