Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, sarà il protagonista dell’intervista in onda nella serata di oggi su Rai Uno ai microfoni di Nunzia De Girolamo nell’ambito del programma “Ciao Maschio”, che scatterà alle 00.20. Nel corso della chiacchierata, registrata nelle scorse ore, Di Maio ha approfondito il rapporto con i suoi familiari e, in particolare, con suo padre, Antonio. Stando alle prime indiscrezioni rilasciate, il ministro avrebbe asserito: “Di mio padre mi sono dovuto guadagnare il rispetto, ma ovviamente non ho mai perso il rispetto per lui. Non credeva molto nelle cose che facevo, aveva sempre dei dubbi. C’erano sempre un ‘ma’, un ‘però’ e un ‘forse'”.
Insomma, non una situazione di partenza facile per il pentastellato, che, tuttavia, non si è mai arreso di fronte alle perplessità del suo genitore, anche quando si è visto rifiutare la possibilità di ottenere una preferenza alle urne: “Mio padre la prima volta che mi sono candidato, ad esempio, non mi ha neanche votato. Ha votato un suo amico di un altro partito”. Chissà se oggi il signor Antonio avrà cambiato idea, dopo avere assistito al percorso politico intrapreso dal figlio…
DI MAIO E IL SALARIO MINIMO
In attesa di conoscere i contenuti dell’intervista integrale concessa dal ministro Luigi Di Maio a “Ciao Maschio”, sottolineiamo come nei giorni scorsi, durante un evento streaming sulla pagina Facebook del Movimento Cinque Stelle, il pentastellato abbia dichiarato: “Siamo uno dei pochissimi Stati a non avere un salario minimo. Nell’Unione Europea 21 su 27 paesi hanno una qualche forma di salario minimo per legge, credo che sia una misura fondamentale nel momento in cui i cittadini sono stati colpiti dalla pandemia e dalla crisi”. Per poi aggiungere: “Abbiamo fatto il decreto dignità, abbiamo fatto il reddito di cittadinanza, abbiamo costruito il reddito di emergenza durante la pandemia. Chiudere con il salario minimo significa costruire un meccanismo che consente al cittadino in difficoltà di avere gli strumenti per non diventare carne da macello. E questa è la ragione per cui siamo nati come forza politica”.