Luigi Di Maio

è pronto ad abdicare dalla carica di tesoriere del Movimento 5 Stelle. Il ministro degli esteri, in queste ore a Berlino per il delicato vertice sulla Libia, ha deciso di rinunciare al ruolo ricoperto fino ad ora fra i pentastellati, così come riportato in anteprima dal Corriere della Sera nella sua edizione online. Una decisione che sembra rispecchiare quanto fatto dal fondatore storico del Movimento, Beppe Grillo, che nel 2016 decise di fare un passo indietro, anzi, di lato, per «riconquistare la mia libertà». Come scrive Open, da ora in avanti Di Maio si toglierà una bella spina nel fianco a seguito delle molteplici polemiche che lo hanno accompagnato negli ultimi mesi circa la gestione dei conti, i mancati rimborsi, e via discorrendo. Il “mandato” di tesoriere scadeva il prossimo settembre, fra circa otto mesi, ma Di Maio ha preferito cedere subito la carica, accelerando di fatto quel processo di cambiamento che dovrebbe prendere il via da marzo con gli stati generali del partito.



LUIGI DI MAIO ADDIO ALLA CARICA DI TESORIERE: “MA ORA LASCIATEMI MENO SOLO”

Di Maio sarebbe «stanco delle pugnalate – come riporta Repubblica, citando uno sfogo dello stesso ministro con i suoi collaboratori – Il punto non sono le mie dimissioni da capo politico o da ministro degli Esteri, non si discute di questo. Ma dl futuro del Movimento». Guai però a pensare che l’ex titolare del Mise non voglia gestire il cambiamento del Movimento 5 Stelle in prima persona, ma l’intenzione è quella di allargare la leadership dello stesso, di modo da dare vita ad una gestione più collegiale dei pentastellati, un comitato che faccia sia da macchina organizzativa sul territorio, svela sempre Repubblica, quanto da cervello che possa elaborare nuovi contenuti ed obiettivi in vista delle prossime sfide elettorali. Di Maio, in sostanza, chiede di essere meno solo nelle battaglie politiche: «A volte mi è sembrato di farlo solo io – riporta ancora Repubblica – E paradossalmente ora proprio quelli che non si sono più sporcati le mani, chiedono a me maggior coinvolgimento e dicono che le colpe sono solo mie».



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