L’emergenza coronavirus, le riforme in arrivo e lo scacchiere internazionale: Luigi Di Maio a tutto tondo nella lunga intervista concessa ai microfoni de La Stampa. Il ministro degli Esteri ha elogiato l’operato dell’Unione Europea contro la crisi, ribadendo di avere fiducia nella presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. E l’ex leader del Movimento 5 Stelle ha mandato un messaggio forte e chiaro all’esecutivo giallorosso: «Le dico sinceramente quello che penso, ovvero che in questa crisi l’Europa ha risposto. La stessa Bce ci ha dato un grande sostegno acquistando i nostri titoli di Stato. Gli strumenti ora ci sono e dobbiamo riconoscerlo. Quindi basta piagnistei, tocca al governo dimostrare di essere all’altezza della sfida. Il presidente Conte continua a dire che sarà sufficiente il Recovery Fund e noi abbiamo fiducia nelle sue parole». Uno dei principali temi di scontro è il Mes, invocato nelle scorse ore da Nicola Zingaretti: «Dividerei il tema Mes dal tema sanità. Con Zingaretti condivido l’idea di un ammodernamento di un sistema sanitario che deve essere pubblico e accessibile a tutti. Ma sul Mes ripeto che non ho motivo di esprimermi».
LUIGI DI MAIO: SERVE PROFONDA RIFORMA DEL FISCO
Luigi Di Maio
ha poi ricordato tutti gli interventi del Governo per quanto riguarda l’economia del Paese, basti pensare allo stop all’Irap nel mese di giugno e all’Imu per gli immobili turistici, mettendo in risalto che nessuno ha promesso soldi a pioggia. Ma ora il Governo deve continuare a lavorare, il monito dell’ex vicepremier, a partire da una profonda riforma del Fisco: «Le parole di Visco mi trovano d’accordo. Sì, serve una profonda riforma fiscale che parta proprio dall’Irpef».
Di Maio ha poi ricordato l’importanza di una semplificazione del codice degli appalti, con il Governo pronto ad andare incontro a tutti gli imprenditori pronti a riaprire i cantieri. Infine, una battuta sulla situazione in Libia, Luigi Di Maio ha parlato di «timore di tanti osservatori» a proposito di una spartizione della Libia tra Turchia e Russia, evidenziando però che la Libia non è la Siria: «Sicuramente ci sono paesi che aumenteranno la propria influenza, io però spero e lavoro per la sovranità del popolo libico e per l’unità della Libia».