Bisogna fare una distinzione netta tra garantismo e giustizialismo, senza ridurre il tutto in termini di derby: Luigi Manconi senza troppi giri di parole ai microfoni de Il Riformista. L’ex parlamentare del Partito Democratico ha esordito sottolineando di non condividere il termine iper-garantismo per partiti come Forza Italia, Lega e Italia Viva: se gli azzurri sono espressione di «garantismo classista», la Lega è «un partito compattamente giustizialista», mentre Renzi «è lo stesso che propose il procuratore Nicola Gratteri come Ministero della Giustizia».
Luigi Manconi ha poi bacchettato il ministro Marta Cartabia. Dopo aver sottolineato che rappresenta «una speranza e un’opportunità» per la riforma della giustizia, il dem ha stroncato la comparazione tra garantisti e giustizialisti: «Non costituiscono due categorie opposte e speculari. Il garantismo è l’espressione del dettato costituzionale e di una concezione illuminista e liberale del diritto. Il garantismo è dalla parte della legge, delle sue forme e delle sue regole. Il giustizialismo è un’idea regressiva, che nega la Costituzione e che può diventare patologia emotiva e pulsione nevrotica. E si manifesta spesso come sordo umore collettivo, rancore sociale e voglia di rivalsa. Dunque, non c’è alcun derby e nemmeno uno scontro politico tra due schieramenti».
LUIGI MANCONI: “NON CREDO IN UNA LEGA GARANTISTA”
Nel corso della lunga intervista a Il Riformista, Luigi Manconi si è soffermato sulla svolta garantista di Luigi Di Maio, sottolineando che si tratta di un atto politico importante, ma non solo: «Ma non posso dimenticare che viene dopo quindici anni di giustizialismo militante e che, finora, non ha avuto alcun seguito». Sull’alleanza tra grillini e Pd, l’ex parlamentare ha rimarcato che il Movimento ha fatto tutt’uno con la pulsione giustizialista lungo l’intera sua vita politica, mentre i dem hanno sempre potuto contare su una componente garantista vivace e battagliera, seppur sempre sconfitta. Luigi Manconi ha poi analizzato i referendum sulla giustizia proposti da Lega e Radicali: «Va da sé che non credo in alcuna svolta garantista della Lega. Allo stesso tempo, tengo molto a dire che non trovo nulla di criticabile nel fatto che il Partito Radicale promuova i referendum unitamente al partito di Salvini. Da sempre i Radicali hanno adottato questa impostazione, rivelatasi spesso proficua. E francamente non mi sento di contestarla: per ottenere risultati condivisibili, e da me condivisi, come quelli perseguiti dai referendum, qualsiasi alleato è il benvenuto».