Luigi Sbarra, segretario della Cisl dal marzo del 2021, sulle pagine de La Verità commenta le parole del ministro Urso che ha chiesto di anticipare al 2025 la revisione dello stop alle auto con motore termico prevista inizialmente per il 2035. Il sindacalista definisce la scelta del 2035 come “un’impostazione rigida e burocratica che mortifica la sostenibilità sociale, componente essenziale della giusta transizione. La decarbonizzazione va realizzata con convinzione, ma anche realismo”. Dunque, occorre gradualità, a partire dalla riconversione dei comparti produttivi dell’automotive.



La situazione in Germania preoccupa, con ma anche in tutta Europa si parla di rischio occupazionale e del pericolo di lasciare milioni di lavoratori sul baratro. A preoccupare la Cisl non è solamente la situazione del Green Deal ma anche realtà più territoriali come quella di Stellantis, che sembrerebbe intenzionata ad abbandonare l’Italia. “Se spero in un passo in dietro? Più che altro lo pretendiamo” spiega a La Verità. “A Tavares diciamo che la responsabilità sociale non si pratica a parole” spiega.



Luigi Sbarra: “Rinnovi? Bisogna estendere la contrattazione ai settori scoperti”

Parlando di politica e nel dettaglio di Manovra, Luigi Sbarra, segretario della Cisl, a La Verità sottolinea come siano positivi i dati che arrivano dall’export, dalla crescita dell’economia, dall’occupazione e così via ma nonostante questo, secondo il sindacalista, bisognerebbe aprire un confronto con il governo “alla luce delle scadenze imposte dalla riforma del Patto di stabilità. L’Italia, come tutti i Paesi in infrazione, dovrà presentare un piano pluriennale di riforme e investimenti sulla base di linee indicate dalla Commissione”.



Nel frattempo proseguono i rinnovi di contratto che hanno già interessato molte categorie di lavoratori e molto presto si estenderanno ad altre. “Bisogna estendere la contrattazione decentrata ai settori ancora scoperti, mettere in campo meccanismi premiali e sanzionatori per assicurare rinnovi tempestivi allo scadere di un Ccnl e rafforzare il legame tra salari e produttività attraverso modelli più partecipativi” sottolinea Sbarra.