“La mia più grande ambizione è quella di fare in modo che la gente possa capire chi sono io attraverso le mie canzoni, cosa che non è ancora successa”. Lo diceva Luigi Tenco nel ‘62 – come riporta Wikipedia – intervistato da Sandro Ciotti; il destino ha però crudelmente deciso che per comprenderlo dovessero passare anni e soprattutto ha voluto che arrivasse prima l’estremo gesto del cantautore, durante il Festival di Sanremo nel 1967.
Luigi Tenco è morto a soli 28 anni, con una carriera da cantautore ancora tutta da scrivere ma che oggi per diversi critici ed esperti del settore è da considerare tra le più luminose della cultura italiana. Era la notte tra il 26 e il 27 gennaio del 1967, il compianto cantautore si era da poco esibito sul palco del Festival di Sanremo e aveva fatto ritorno nella sua stanza nell’albergo Savoy; purtroppo, resta unicamente nella sua memoria ciò che è successo in quella stanza 219. Luigi Tenco venne trovato senza vita – come riporta Wikipedia – dall’amico Lucio Dalla e poi da Dalida: un colpo di pistola e una lettera volta a giustificare l’estremo gesto del suicidio.
Luigi Tenco, l’anima fragile di un cantautore immortale: “Non sono stanco della vita…”
“Ciao amore, ciao”, oggi è il brano forse più iconico del compianto Luigi Tenco ed è proprio la canzone con la quale gareggiava nel 1967 a quel nefasto Festival di Sanremo. Come anticipato, nella stanza d’albergo oltre al corpo senza vita venne rinvenuta anche una lettera dal testo emblematico rispetto alla morte del cantautore e volta a motivare la scelta di compiere l’estremo gesto. “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno, ciao. Luigi”.
Le parole scritte da Luigi Tenco nella lettera scritta prima del suicidio sono una ferita forse ancora aperta; la fragilità che amava mettere in musica è stata forse anche la causa del suo malessere, troppo dolorosa quella delusione sanremese, troppo rispetto ai suoi sforzi. Dopo la morte del cantautore venne anche aperta un’indagine per accertarne la dinamica e, dopo una perizia calligrafica, venne accertata la calligrafia di Luigi Tenco per la lettera scritta prima della morte.