Luigia Di Giorgio, all’età di 3 anni, è diventata disabile per un errore medico: aveva un quadro di grave insufficienza renale, ma in ospedale nessuno se ne accorse e la bambina ebbe un lungo arresto cardiorespiratorio, che le ha causato danni cerebrali permanenti. Oggi, come ricostruisce il Corriere della Sera, è costretta alla carrozzina e non può compiere praticamente alcuna azione autonomamente. I genitori Donato e Raffaella si sono rivolti alla magistratura quando l’assegno di accompagnamento non è stato più sufficiente per coprire le spese necessarie al mantenimento della figlia.
Il 23 agosto scorso, a distanza di ben tredici anni da quando Luigia è divenuta invalida, il Tribunale civile di Foggia ha condannato l’Asl locale ad un risarcimento di circa 2 milioni e 400 mila euro. I genitori, tuttavia, fino ad ora non hanno mai ottenuto un centesimo. Il versamento, infatti, è bloccato, in quanto la sanità si sta avvalendo di un decreto promosso all’inizio della pandemia dall’allora Premier Giuseppe Conte, secondo cui «al fine di far fronte alle esigenze straordinarie ed urgenti derivanti dalla diffusione del Covid-19, nonché per assicurare al Servizio Sanitario Nazionale la liquidità necessaria allo svolgimento delle attività legate alla citata emergenza, compreso un tempestivo pagamento dei debiti commerciali, nei confronti degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale (…) non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive».
Luigia Di Giorgio disabile per errore medico: i genitori costretti anche a pagare le tasse
Alla famiglia di Luigia Di Giorgio, divenuta disabile all’età di 3 anni per un errore medico, è stato concesso un maxi-risarcimento, ma del denaro non ne è ancora arrivata una minima parte per questioni burocratiche. Dietro il danno, tuttavia, c’è anche la beffa. Ai genitori, infatti, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l’Agenzia delle Entrate ha chiesto di pagare 10.445 euro di imposta di registro (3% sulla cifra del risarcimento), senza possibilità di deroga. Quei soldi la coppia non ce li ha, perché non li ha mai ricevuti ed il timore è che non li riceverà mai dati i numerosi rinvii a cui la Asl fa fronte in virtù delle norme in vigore. Ciò, tuttavia, al fisco non interessa.