Nuovi aggiornamenti sullo scandalo Supercoppa spagnola. Pochi giorni fa il telefono del presidente della Federcalcio Luis Rubiales è stato hackerato e il quotidiano El Confidencial ha reso noti alcuni documenti particolarmente scottanti tra file audio e contratti. Nel mirino l’assegnazione all’Arabia Saudita della competizione per dieci anni, con l’intermediazione di Gerard Piquè, difensore del Barcellona ma anche a capo della società Kosmos Holdings.
Intervenuto in conferenza stampa, Luis Rubiales ha denunciato l’accanimento nei suoi confronti e non ha utilizzato mezzi termini: “Non posso escludere che prima o poi qualcuno metta un sacco di cocaina nel mio bagagliaio”. L’ex calciatore ha poi aggiunto: “Non dico che verrò ritrovato in un fosso con un proiettile nella nuca, però sì che ho paura. Per me, per i miei famigliari, per i miei amici”.
LA DENUNCIA DI LUIS RUBIALES
Nel corso del suo lungo intervento ai microfoni della stampa – la conferenza è durata due ore e mezza – Luis Rubiales ha sottolineato di essere conscio dei possibili pericoli dell’elezione a presidente federale: “Sapevo che mi sarei fatto dei nemici poderosi che avrebbero fatto di tutto per ostacolarmi”. Ma non avrebbe mai pensato che si arrivasse a questo punto, con il furto di dati privati: “È un disegno mafioso e delinquenziale, il tema del sacco di cocaina non è una esagerazione”. Luis Rubiales però non ha intenzione di fare passi indietro e proseguirà il mandato con forza e determinazione: “Io sono un lottatore: quando avevo un mese mia sorella, più grande di me, mi cadde sopra e mi ruppe le gambe. Mio padre mi portò all’ospedale, avevo 6-7 fratture in ogni arto e il dottore fu esplicito: ‘Suo figlio potrà fare ciò che vuole nella vita, meno che il calciatore’. Per questo dico che sono un lottatore”.