Luisa Ranieri è fortemente radicata alle sue origini di donna del sud. Nonostante la vita e il lavoro l’abbiano portata a viaggiare spesso e a trasferirsi a Milano, Parigi e infine Roma, le sue radici, Napoli, sono sempre ben salde. Così come lo è il legame con la Puglia, dove ha girato Lolita Lobosco. Parlando al Corriere del Sud, l’attrice ne mette in risalto tutti i punti di forza che spesso non vengono mostrati: “Sono andata via dalla mia Napoli a 20 anni. Prima a Milano, poi a Parigi e alla fine mi sono fermata a Roma. Affascinata dal teatro non ho finito gli studi di giurisprudenza che avevo iniziato e non ho più ripreso, ma credo che alcune nostre università costituiscano delle eccellenze e penso sicuramente alla Federico II di Napoli. Sono anche convinta che i giovani meridionali che affollano gli atenei della Lombardia, dell’Emilia e del Piemonte lo facciano non perché al Sud non ci siano le competenze e la didattica sia scadente, lo fanno perché le famiglie e loro stessi sanno benissimo che studiando al Nord c’è uno sbocco più immediato. Molta più possibilità di trovare lavoro subito”.
A stupire un po’ tutti sono stati i dati relativi alle vaccinazioni al sud. Chi credeva infatti che la più alta quota di no vax si sarebbe registrata dal Lazio in giù, è rimasto stupito: “È vero e mi fa piacere che il Sud abbia sorpreso i pessimisti e i no vax. Nella primissima fase dell’infezione la gente che andava a cantare sui balconi mi aveva commosso, quell’abbraccio emotivo che si stabiliva tra persone che dovevano osservare il distanziamento mi aveva colpito. Anche perché la distanza sociale colpiva al cuore l’essenza stessa della meridionalità, la sua apertura verso gli altri. Poi con il passare dei mesi si è fatta strada nella popolazione l’idea che le cose stessero peggiorando e che ci stessimo inguaiando, che qui non avevamo tanti ospedali come al Nord e quindi è maturata sul campo una responsabilità civile forse maggiore che altrove. È il modo migliore che hanno i meridionali di rispondere alla mancanza dello Stato”.
Luisa Ranieri racconta Napoli e Bari
Napoli, racconta Luisa Ranieri, è diversa dalla Puglia. È una città aggressiva, che spesso fa paura, che ti travolge ma dalla quale poi è difficile separarsi. L’attrice spiega: “Napoli è più aggressiva, ruggisce. Non a caso da quell’atmosfera di contrasti anche violenti sono emersi scrittori, registi, personalità artistiche. Il dramma inevitabilmente forgia. Napoli è un unicum di colori, caos, vitalità ma è anche una città feroce. Quando ci vado ho nelle prime 48 ore quasi una sensazione di paura e poi quando mi allontano sento il bisogno di tornare. Tutto è amplificato: il traffico, la gente che urla, come ci si veste e come ci si muove. Anche la gentilezza è più cruda, non ha tratti borghesi. Penso che Napoli non sia replicabile, non è globalizzabile”.
Bari, invece, è diversa dal capoluogo campano: “La Puglia è decisamente più dolce, la trovo protettiva, quasi materna. I baresi hanno toni più morbidi. Un temperamento diverso. E anche il peso della criminalità si avverte meno che a Napoli. Ho trovato i baresi molto attaccati al loro dialetto, c’è un legame identitario con il suono delle parole. Amo i dialetti, li studio quando riesco perché sanno realizzare una connessione profonda con la pancia delle persone. Adda passà ‘a nuttata è un’espressione che tradotta in italiano perderebbe la sua forza e insieme non trasmetterebbe lo stesso sentimento di speranza”.