L’ANNUNCIO DI LULA SULLA MONETA COMUNE DEI BRICS

Una moneta comune per i Paesi Brics in modo da contrastare la crisi del dollaro: l’annuncio dato dal Presidente del Brasile Lula alla vigilia dell’importante vertice in Sud Africa non è una novità ma l’ipotesi prende sempre più piede e potrebbe divenire realtà ben presto. Sulle proprie pagine social il capo del governo brasiliano ha lanciato la sua proposta per il vertice annuale di Johannesburg al via il 24 agosto: «serve una moneta comune tra i Paesi membri del Brics», ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.



Tale valuta, spiega ancora Lula, consentirà «maggiori scambi tra Paesi come il Brasile e il Sudafrica senza dipendere dalla valuta di un Paese terzo». Di fatti, con l’introduzione di una nuova moneta sulla scia di quanto fatto anche dall’Europa prima dell’Euro con l’ECU (o scudo, ndr), si cercherà di non ricorrere al dollaro americano per gli scambi data la crisi della valuta Usa. «La cooperazione tra i Paesi del sud del mondo è essenziale per affrontare le disuguaglianze, la crisi climatica e per un mondo più equilibrato ed equo», ha aggiunto Lula verso il nuovo vertice Brics che vedrà la presenza di almeno 60 Paesi tra Africa, Asia e Sud America. Dopo la smentita dell’ingresso del Marocco nei Brics, sono altri i Paesi che si dicono pronti all’adesione qualora arrivasse il via libera dei membri “fondatori” dell’alleanza economica alternativa all’Occidente: Arabia Saudita, Turchia, Argentina e Iran su tutti.



COSA PUÒ CAMBIARE PER I BRICS E PER L’OCCIDENTE UNA NUOVA MONETA MONDIALE

«Uno dei più grandi cambiamenti nella storia del mondo avverrà il 22 agosto 2023. Le nazioni Brics stanno tenendo una conferenza a Johannesburg per creare la propria valuta d’oro»: ne è convinto il co-fondatore di Rich Dad Company, Robert Kiyosaki, alla vigilia del vertice Brics con la leadership cinese sempre più stringente, nonostante le gravi difficoltà economiche in patria. Per il dollaro e in generale per i mercati internazionali l’uso di una nuova moneta comune per le transazioni tra i Paesi Brics rappresenta un grosso punto interrogativo sul futuro: «se i Paesi Brics adotteranno una criptovaluta lastricata in oro il dollaro sarà fritto», sentenzia Kiyosaki che già aveva previsto il crollo di Lehman Brothers nel 2008.

Secondo il Financial Times la Cina al vertice dei Brics premerà affinché si possa creare un’alleanza sempre più alternativa al G7 anche se non tutti all’interno del gruppo di cooperazione si dicono convinti dell’espansione su “controllo” di Pechino, a cominciare dal Sudafrica di Cyril Ramaphosa «non ci lasceremo trascinare in una competizione tra potenze mondiali. Il nostro Paese ha intrapreso una politica di non allineamento», ha detto il Presidente in un discorso alla nazione nel weekend. Secondo quanto raccontato dal giornalista economico Matt Manenti per il sito “NicolaPorro.it”, l’arrivo di una presunta nuova moneta unica oltre a dollaro-euro-yen potrebbe essere ben più complesso di quanto già non sembri: «non sarà in un primo momento una moneta circolante. Si pensa infatti ad un percorso simile a quando fu creato l’ECU (a volte detto scudo), la moneta che veniva utilizzata solo negli scambi commerciali quando ancora l’Unione monetaria non esisteva e l’Ue e si chiamava Comunità economica europea. Questa moneta avrà bisogno di un certo lasso di tempo per dimostrare di essere stabile sui mercati, prerequisito per entrare in circolazione». Dovrebbe poi essere legata all’oro la moneta dei Brics, almeno in un primo momento e poi dovrà cercare di farsi accettare all’interno del sistema Swift per consente l’esecuzione di transazioni finanziarie e pagamenti tra banche a livello internazionale. Un progetto ambizioso e tutt’altro che semplice che si prefigura però, come spiegato da Lula, l’obiettivo di rappresentare un’alternativa stabile e diretta al “duopolio” dollaro-euro con relative conseguenze tutte da conoscere per il ruolo dell’Occidente nel futuro ordine mondiale,