BRASILE CONTRO IL CPI (DI CUI FA PARTE), LULA: “NON ARRESTEREMO PUTIN AL PROSSIMO G20 DI RIO”

Il Brasile di Lula non intende far rispettare le norme della Corte Penale Internazionale de L’Aja, di cui pur fa parte, in merito al mandato d’arresto per Vladimir Putin: dimostrando unità di intenti con l’omologo russo, come dimostrato anche durante l’ultimo vertice dei BRICS, il Presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha annunciato in chiusura di G20 un’importante “novità” prevista per il prossimo anno.



Ricevendo il testimone dall’India di Modi per il vertice G20 – che appunto l’anno prossimo si celebrerà a Rio de Janeiro – Lula ha annunciato che non adotterà il mandato della CPI sul suolo brasiliano contro il leader di Mosca: «Credo che Putin possa andare facilmente in Brasile. Quello che posso dire è che finché se io sono presidente del Brasile e lui viene in Brasile, non c’è modo che venga arrestato». Il tutto nonostante appunto il Brasile sia uno dei 123 Stati firmatari dello statuto di Roma della Corte penale internazionale e quindi sia legalmente legalmente vincolato alla «esecuzione e adempimento» delle sue determinazioni.



LULA LODATO DA QUELLA SINISTRA MONDIALE OGGI “MUTA” DAVANTI ALL’AFFRONTO SU PUTIN

Come noto, il Tribunale penale internazionale di appunto cui il Brasile è firmatario, ha emesso nel marzo 2023 un mandato di arresto per Vladimir Putin per crimini di guerra commessi in Ucraina. Questo ad esempio è stato il motivo per cui il leader del Cremlino non si è recato di persona in Sudafrica all’ultimo vertice del BRICS e in teoria lo stesso dovrebbe avvenire con il Brasile: la “tregua” annunciata oggi da Lula bisognerà capire che tipo di conseguenze avrà in seno alla Corte Penale, fondata sullo Statuto di Roma che impone ai singoli Stati di adeguarsi ai mandati di cattura internazionali (anche se l’arresto non è così immediato visto che non esiste una vera e propria “polizia” legata alla CPI ma è tutto basato sull’azione dei singoli Paesi).



Secondo Lula il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per il prossimo futuro ha bisogno di nuovi Paesi in via di sviluppo tra i suoi membri – permanenti e non permanenti – per riconquistare la sua forza politica: «Le questioni geopolitiche non dovrebbero colpire i lavori del G20, non possiamo lasciare che sequestrino l’agenda delle sue discussioni», ha detto in conferenza stampa il Presidente brasiliano, «Non abbiamo interessi a un G20 diviso. Abbiamo bisogno di pace e cooperazione, non di conflitto». Silenzio “assordante” dalla sinistra che pure ha festeggiato negli scorsi mesi l’ascesa al potere contro il “destro” Bolsonaro: dal Pd ai 5Stelle, passando per Calenda e PiùEuropa, in Italia si è celebrata la figura di Lula. Come la si mette però oggi con questa svolta “pro-Russia” (che per i più attenti di dinamiche internazionali non nasce certo in queste settimane, ndr)? «Lula è un simbolo straordinario di lotta, di riscossa e di rivincita delle persone più deboli su una destra estrema che anche in Brasile ha spaccato la società, emarginato i più deboli e fatto gli interessi di pochissimi»: lo diceva Elly Schlein dopo l’elezione del nuovo Presidente brasiliano. Dopo le parole su Putin invece il “silenzio” da sinistra è calato sul Brasile…