A processo per crimini di guerra, come a Norimberga. Questa volta, però, il processo si svolgerà a Stoccolma: sotto la lente di ingrandimento ci saranno due ex dirigenti di una compagnia petrolifera: Ian Lundin, svedese, e Alex Schneiter, cittadino svizzero. Nel 1997, Lundin Oil, a capo di un consorzio, siglò col dittatore sudanese Omar Bashir un contratto per l’esplorazione di un’area chiamata “Blocco 5A”. Al gruppo apparteneva anche la Sudapet Ltd., di proprietà del regime di Khartoum. Due anni dopo nel blocco fu trovato il petrolio. L’accusa sostiene che in cambio di alcuni pagamenti e di una fetta dei profitti a Bashir, la multinazionale ottenne la protezione e il supporto logistico delle forze armate e delle milizie ad esse legate.



Dunque, per agevolare l’estrazione del greggio, i militari avrebbero ucciso i civili. Per quattro anni, il regime avrebbe attaccato la popolazione. In oltre 80 mila pagine di atti, prodotte nel corso di un decennio di indagini, si parla di “bombardamenti aerei e persone uccise con le mitragliatrici dagli elicotteri” e ancora, “rapimenti, saccheggi, interi villaggi e campi coltivati bruciati”. Come spiega il Corriere della Sera, fu un rapporto pubblicato nel 2010 dalla ong olandese PAX a spingere la corte ad avviare tali indagini. Lundin Oil avrebbe anche chiesto la costruzione nell’area devastata dalle guerre civili.



Lundin Oil, via a 220 udienze

Il miliardario Lundin, allora amministratore delegato dell’azienda petrolifera che porta il suo nome, ha definito “completamente false” le accuse davanti ai giornalisti. Martedì si è svolta la prima delle 220 udienze di quello che in Svezia già chiamano il “processo del secolo”. La sentenza sarà pronunciata all’inizio del 2026: sarà il più lungo processo nella storia del Paese e testimonieranno 61 persone tra le quali ex dipendenti della società, inviati dell’Onu e l’ex primo ministro Carl Bildt, spiega il Corriere della Sera. Bildt fu nel consiglio d’amministrazione della Lundin dal 2001 al 2006.



I procuratori vogliono dimostrare la complicità di Lundin e Schneiter, che all’epoca era vicepresidente ossia “il fatto che essi abbiano fatto queste richieste pur comprendendo, o essendo indifferenti, al fatto che i militari e le milizie portassero avanti quella guerra in un modo vietato dal diritto internazionale”. L’accusa è di crimini di guerra e la pena massima, per i complici, è l’ergastolo. L’accusa ha chiesto anche che alla Lundin Oil, che nel frattempo ha cambiato nome in Orrön Energy dopo essere stata acquisita da una società norvegese, vengano confiscati 2,4 miliardi di corone (ossia 202 milioni di euro).