Secondo uno studio pubblicato su Nature Communication gli uomini potrebbero vivere addirittura fino a 150 anni. Si tratta di un risultato ottenuto a seguito di una ricerca realizzata da un’azienda biotech di Singapore, che ha collaborato con il Roswell Park Comprehensive Cancer Center di Buffalo (Stati Uniti), e il cui obiettivo è stato quello di «hackerare malattie complesse e invecchiamento con l’Intelligenza artificiale per la scoperta di farmaci e biomarcatori digitali». Come facilmente intuibile, al centro di questo studio citato dal Corriere della Sera, vi è l’innovazione tecnologica applicata alla medicina e che potrebbe di fatto stravolgere la vita umana. “Dovrebbe esserci una relazione – ha spiegato Richard Faragher, professore di Biogerontologia all’Università di Brighton, parlando con i microfoni del quotidiano spagnolo El Paìs – tra la possibilità di morire e la rapidità e la misura in cui una persona guarisce da una malattia. Questo parametro è una misura della capacità di mantenere l’omeostasi, il normale equilibrio biologico, ed è noto come resilienza . Infatti, l’invecchiamento può essere definito come la perdita della capacità di mantenere l’omeostasi. In genere, più una persona è giovane, più è in grado di riprendersi rapidamente dalla malattia”.



Per realizzare lo studio i ricercatori hanno prelevato un campione di sangue in più di 70mila partecipanti di età fino a 85 anni, osservando il cambiamento a breve termine nelle cellule del sangue. Gli scienziati hanno quindi raccolto una serie di dati che sono stati semplificati in un unico parametro chiamato indicatore dello stato dinamico degli organismi (DOSI): “I cambiamenti nei valori DOSI dei partecipanti – ha proseguito Faragher – hanno permesso di prevedere chi avrebbe contratto malattie legate all’età e come questo variava da persona a persona e ha modellato la perdita di resilienza nel tempo. Questi calcoli prevedevano che in tutti i casi, indipendentemente dalla salute o dalla genetica, la resilienza avrebbe cessato di funzionare completamente a 150 anni, ponendo un limite teorico alla durata della vita umana”.



L’UOMO POTRA’ VIVERE FINO A 150 ANNI, TRABUCCHI: “MI ACCONTENTO DI MOLTO MENO”

Secondo i ricercatori, tale studio “Aiuterà a comprendere i limiti della longevità e i futuri interventi anti-invecchiamento. Ancora più importante, lo studio può aiutare a colmare il crescente divario tra salute e durata della vita, che continua ad ampliarsi nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo”. Leggendo questi dati, il professor Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, sostiene che “E’ importante riuscire ad arrivare bene, il più a lungo possibile, ma i 150 anni non sono mica un obiettivo che io vorrei raggiungere. Mi accontenterei di molto meno. E poi non credo che potremmo vivere 150 anni in serenità: sarebbe una vita disastrosa, trascinata nel buio, nel dolore e nella fatica, psicologica prima ancora che biologica”.

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