La biologa Virginie Courtier-Orgogozo, specializzata in genetica evolutiva, vincitrice di numerosi premi a carattere scientifico e responsabile dell’innovativo centro di ricerca sui moscerini della frutta all’istituto francese Jacques Monod, è stata intervistata dal giornale L’Humanitè in occasione dell’inaugurazione del prestigioso College de France, presso il quale ha tenuto una conferenza dal titolo “Pensare diversamente agli esseri viventi” che invita tutti a riflettere sull’importanza della diversità degli ecosistemi e dell’impatto che il rapporto dell’uomo con la natura può avere sull’evoluzione della vita.



La ricercatrice, partendo dalla mosca Drosophila, è riuscita a dimostrare in laboratorio la grande similitudine genetica che c’è tra questa specie ed il Dna umano, con la presenza per il 75%  degli stessi geni associati alle malattie dell’uomo, e dice “Ora i moscerini sono presi come esempio dagli scienziati di tutto il mondo, ma, purtroppo gli esseri umani spesso, con poca umiltà, svalutano le altre forme di vita” e questo è un grande rischio, perchè porta ad un meccanismo di pensiero che mette alla base del progresso e dell’evoluzione la scienza e la tecnologia piuttosto che la natura stessa.



“Dare più importanza alle macchine che alla natura bloccherà l’evoluzione”

La biologa Virginie Orgogozo, afferma che uno dei più grandi problemi, alla base anche delle catastrofi ambientali, è rappresentato dal fatto che “L’uomo ha negli anni dato sempre più importanza alle macchine e agli oggetti piuttosto che alle altre forme di vita“, ma la tecnologia è stata creata dagli esseri umani e non può avere la continuità di vita autonoma che invece è alla base dell’evoluzione. Perchè “La natura usa ciò che già esiste e lo modifica, e l’uomo stesso, come ogni altro essere è l’estremità di un lungo lignaggio che esisteva già sulla Terra più di 3 miliardi di anni fa“. Se si smette di pensare a questo concetto si rischia di perdere ogni progresso. “Oggi assistiamo al degrado degli ecosistemi, alla scomparsa accelerata di molte specie, agli effetti dell’inquinamento sugli esseri umani e su altri esseri viventi e allo sfruttamento eccessivo delle risorse“.



Questo ci dovrebbe portare a mettere in discussione il nostro rapporto con la scienza e con il mondo vivente. “La biodiversità permette di dare un nome a ciò che sta scomparendo sulla Terra”, ma non è sufficiente. “L’idea di progresso dovrebbe essere rivista, con più attenzione nel prevedere l’impatto negativo dell’uomo” Conclude la ricercatrice “Solo quando l’uomo smetterà di mettersi al di sopra delle altre specie, e smetterà di svalutare le forme di vita non umane, allora potrà considerarsi progredito“.