Secondo Maurizio Lupi il rinvio a giudizio di Matteo Salvini per il caso Open Arms è un «pericoloso precedente istituzionale» per la politica italiana: nell’intervista al Corriere della Sera il leader di Noi con l’Italia si schiera con il leader della Lega non tanto sul tema specifico (la politica dei “porti chiusi” del Ministro dell’Interno durante il Governo Conte-1) ma sul criterio della giustizia di intervenire in merito e nel merito delle scelte politiche. «Si può condividere o non condividere la scelta di un ministro dell’Interno in materia di migrazione. Ma di certo non possono essere i tribunali ad entrare a gamba tesa», prosegue Lupi avanzando il rischio concreto che la magistratura stia “utilizzando” inchieste per indebolire Salvini, «questo rinvio a giudizio non fa bene alla magistratura, anche perché giunge dopo il caso Palamara, e dopo due decisioni opposte che hanno riguardato lo stesso Salvini».
Al netto della bagarre politica che si scatenerà entro il prossimo 15 settembre (prima udienza del processo Open Arms, ndr) Lupi sottolinea amaramente come il centrosinistra «non comprende che continua ad essere a rischio l’equilibrio tra poteri dello Stato. Mi sarei aspettato che in un clima di unità nazionale, come quello odierno, si lavorasse tutti per ridare dignità alle istituzioni e il peso giusto a tutti i poteri dello Stato. E invece, continua questo singolare dibattito fra guelfi e ghibellini».
LO SCONTRO ETERNO TRA GIUDICI E POLITICA
Il processo al leader della Lega pone così fine alla (breve) stagione dell’unità nazionale inaugurata dal Governo Draghi? Secondo Lupi il rischio c’è ma può essere superato, di certo «la sinistra ha perso una grande occasione. Sono stupito che non abbia espresso solidarietà all’ex ministro Salvini […] con senso responsabilità Matteo sostiene l’esecutivo Draghi. Detto questo, sono legittime le sottolineature identitarie a condizione che siano una ricchezza per l’azione dell’esecutivo. Se invece lo indeboliscono non aiutano nessuno di noi». Fuori dal difficile ed eterno nodo di scontro giudici-politica, il presidente di Noi con l’Italia giudica una vittoria la riapertura del Paese, ma non è “merito” del Centrodestra «Ha vinto il ritorno alla politica che decide e che scommette sulla responsabilità e sulla libertà più che sulla costrizione. Quello che non possiamo sottovalutare è la tensione sociale che si sta sviluppando. Fa bene il premier a scommettere sul senso civico dei cittadini. Basta stop and go, questo crea incertezza mentre con questa svolta, con la programmazione delle riaperture, si potrà guardare con più certezza al futuro». Sul futuro invece del Centrodestra, dopo aver escluso ancora una volta l’ipotesi di una sua candidatura a sindaco di Milano, Lupi conclude al CorSera «In questi anni il centrodestra ha dimostrato di essere una forza compatta e coesa. Dalla maggioranza o dall’opposizione continueremo a fare battaglie comuni. E lavoreremo assieme per scegliere i candidati di Roma, Milano, Bologna, Napoli e Torino. Tutto questo potrà avvenire a una condizione. Senza una forte presenza del centro la proposta del centrodestra sarà debole».