Siamo giunti alla terza stagione della serie tv Lupin, sette capitoli (puntate) da circa 50 minuti ciascuna in streaming su Netflix.
In breve. Lupin si è imboscato a Marsiglia per uscire dai radar, ma i mass media sono sul pezzo assillando la sua famiglia. Ritorna a Parigi e organizza un piano per sparire definitivamente: la sua morte. Compie una rapina eclatante, cade da un palazzo, muore e viene seppellito tra le lacrime dei suoi cari. Il commissario, patito dei libri di Lupin, è certo che sia vivo, tutte le sue azioni e i risvolti si rifanno ai romanzi dove niente è come appare.
Storia intricata con tanti colpi di scena. Esce dal paniere la madre che lo aveva abbandonato, tradisce il suo miglior amico nonché compagno di avventure, si presenta un cattivone che l’aveva adottato per vendicarsi di venticinque anni scontati in galera per colpa di Lupin. Ruba un Rembrandt e un preziosissimo bracciale per salvare la madre, salva il figlio e la moglie dalla vendetta del cattivone e alla fine si fa arrestare. Sembra che la serie termini qui, ma non sarà così.
Questa stagione è tutta un intreccio: l’adolescenza con l’inizio dell’attività truffaldina, gli amici, il tradimento, l’affetto e amore per i suoi cari. Un continuo flashback dei ricordi passati a supporto delle scene temporali attuali. Un rimbalzo contino, esagerato. Aggiungiamoci che dopo ogni rocambolesco furto c’è un ritornare indietro narrativo per spigare come sia stato possibile ciò che è accaduto.
Il ritmo c’è, i colpi di scena pure, ma dopo aver visto la prima puntata si intuisce che quando accade qualcosa sicuramente ci sarà una un rimando a una scena rievocativa e a una dimostrativa.
Il filo rosso della terza stagione è l’amore per la moglie e il figlio, la tristezza dei ricordi materni e la gioia del ritorno della madre, l’amicizia tradita col suo unico amico, la resa finale per amore di tutti loro. Parte dalla finta morte, sempre con lo scopo truffaldino, per arrivare per il bene di tutti a farsi arrestare.
È comunque una serie vedibile anche se prevedibile. E poi ci sono incongruenze esagerate. Cade dall’alto di un palazzo rimbalzando su cornicioni attuti, ma non si fa proprio nulla; all’obitorio il medico lo ascolta con uno stetoscopio tarocco e accerta la sua morte; la rapina iniziale è organizzata dalla banda messa insieme da Lupin spacciata per teste di cuoio della polizia francese, senza nessun accertamento da parte dei gioiellieri; la madre si cala dal un primo piano alto di un palazzo con lenzuola annodate, ma visto il personaggio emergono dei dubbi sulla sua agilità; il bandito che la sequestra lascia il telefono sul mobile e lei telefona al figlio; Lupin impersona l’allenatore di basket al figlio per stare vicino a lui e alla moglie camuffando il viso, ma nessuno se ne accorge. Abbiamo poi il ministro di governo di turno corrotto, e una redazione giornalistica a caccia di scoop con tanto d’invidia tra colleghi, un cliché visto e rivisto. Incongruenze dettate dalla fretta di scrivere e produrre presumo, ma rilevanti.
Le riprese notturne di Parigi hanno il loro fascino, ma sono solo dei brevi intermezzi scontati.
Salvo comunque il fatto che per amore il nostro eroe decide di costituirsi cosicché i suoi cari possano cominciare a vivere una vita normale.
Pensavo e speravo che la serie fosse finita, ma la scena finale rivela che non è così. Lupin, al gabbio, riceve una lettera in cui vi è scritto un brano de La vendetta di Cagliostro, come se qualcuno lo avesse preso in trappola. E mentre legge il brano. la camera si sposta nella cella a fianco dove vi è il suo acerrimo nemico Pellegrini. Per ora non è stata ancora annunciata la quarta stagione, ma questa chiusura lo promette.
Dell’interpretazione di Omar Sy non si può che dire bene, anzi sempre meglio.
Ultima nota. In Francia la campagna pubblicitaria del lancio della stagione è stata veramente astuta, alla Lupin. Manifesti con in testa i loghi di brand altisonanti, con il nome (per esempio Rolex) sostituito con quello della serie tv (Lupin), un polso di uomo senza orologio, un braccio di donna senza braccialetto e mano senza anelli. Ciò che evidenzia il tutto è la mancanza di abbronzatura. Nella parte bassa del manifesto la data della partenza dello streaming e la scritta Netflix.
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