I sospetti sulla morte di Enrico Mattei non vanno alimentati: non ci sono dati certi sulla tesi dell’attentato. A sostenerlo è Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli, dal 2004 presidente della compagnia Neos, ma in primis imprenditore del trasporto aereo internazionale. Abilitato al volo strumentale e plurimotori, vanta 2.500 ore di volo, ha un interesse per la sicurezza del volo e sulle cause degli incidenti aerei. In virtù di ciò si è impegnato sulla vicenda Mattei, sulle inchieste, in particolare su quella del magistrato Vincenzo Calia, che tende a dimostrare non la tesi dell’incidente aereo, ma di un attentato col coinvolgimento di mafia, Cia, Usa…
«Innanzitutto è stata messa in atto un’opera di indebolimento dell’immagine del nostro Paese, diffondendo una visione oscura, complottista che insinua il sospetto, rende fragile l’idea di Stato, alimenta il populismo, direi il grillismo, il potente che cospira per costringere il debole ad accettare. L’azione del magistrato ha creato ulteriore confusione, di voci, di dati, di opinioni, travisando la realtà», dichiara il nipote dell’Avvocato nell’intervista rilasciata al Giornale. Per l’imprenditore, un solo magistrato, col supporto di un perito, non può smentire il lavoro e le conclusioni di due commissioni formate da esperti del settore aereo. «Una tesi, senza un solo dato certo. Questo è accaduto. La morte di Mattei non avrebbe fatto notizia, la storia della bomba a bordo invece avrebbe aperto una questione politica internazionale e offerto gloria e pubblicità», segnala Lupo Rattazzi.
MORTE MATTEI, “NESSUNA TRACCIA DI ESPLOSIVO SUI RESTI”
«Le perizie non accertarono alcun esplosivo sui resti di Mattei, del comandante Bertuzzi e del giornalista americano William Mc Hale», aggiunge Lupo Rattazzi al Giornale. Nell’intervista, l’imprenditore spiega che a contribuire alla crescita del clima del sospetto furono «la lettura delle opinioni di Pasolini, le parole di Buscetta e il repertorio dei pentiti di mafia». D’altra parte, evidenzia come la verità vada «accertata nei fatti e non stravolgendo gli stessi». In merito all’aereo su cui c’era Enrico Mattei, non il miglior modello per sicurezza e affidabilità, Rattazzi aggiunge che «era veloce e leggero, ideale per l’atterraggio sulla pista corta di Gela. L’altro velivolo dell’Eni, il quadrireattore, era in manutenzione negli Usa».
Inoltre, Lupo Rattazzi cita Vincenzo Calia, che ha chiuso l’inchiesta nel 2003 e archiviato il caso, spiegando che anche recentemente «ha ribadito che le condizioni meteo su Bascapè, in quella notte, erano discrete. La registrazione del dialogo tra Linate e il comandante Bertuzzi descriveva un tempo terribile, visibilità seicento metri, pioggia e nebbia».