Confermate le prime ipotesi: il pony di Ursula von der Leyen è stato ucciso da un lupo. Dolly, così si chiamava l’animale della presidente della Commissione europea, era stato trovato senza vita a inizio settembre nella tenuta di famiglia in Bassa Sassonia. Secondo quanto riscontrato dalle autorità, il cavallo è stato sbranato dal lupo ribattezzato GW 950m, che già in precedenza aveva ucciso altri cavalli, pecore e bovini.
Secondo quanto reso noto dai colleghi del Der Spiegel, i test genetici hanno confermato i timori sulla morte dell’animale di proprietà della famiglia von der Leyen, terribilmente affranta per la perdita. E la stampa tedesca ha collegato questo evento tragico alla lettera mandata ai membri dell’Europarlamento la scorsa settimana. Nella missiva, infatti, l’ex ministro della Difesa di Berlino ha annunciato che il governo europeo esaminerà l’attuale stato di protezione del lupo. Agi ricorda che sul tavolo c’è una iniziativa del Ppe per rivalutare la strategia di protezione della specie selvatica sul territorio europeo.
La lettera di Ursula von der Leyen
“Ai sensi dell’articolo 16 della direttiva, gli Stati membri possono adottare deroghe nell’interesse della sanità pubblica e della pubblica sicurezza”, ha scritto Ursula von der Leyen. E ancora: “La direttiva lo consente e, dopo un attento esame, prevalgono motivi imperativi di interesse pubblico. In questi casi, le autorità nazionali competenti possono prelevare un numero limitato di esemplari di determinate specie protette. Vale anche per i lupi. Le norme di eccezione esistenti consentono quindi un’adeguata ponderazione tra l’obiettivo della conservazione delle specie e altri interessi. Sulla base della direttiva, gli Stati membri possono adottare misure adeguate per affrontare i problemi legati all’aumento delle popolazioni di lupi e ai conflitti locali in linea con il principio di sussidiarietà”. Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha adottato una proposta di risoluzione che chiede di declassare lo status di protezione dei lupi ai sensi della Convenzione di Berna, riporta il Corriere. Ma non mancano le polemiche da parte delle associazioni animaliste e ambientaliste.