Il politologo americano Edward Luttwak analizza cosa potrebbe esserci dietro l’attentato che è costato la vita alla figlia dell’ideologo di Putin, Dugin. Un gesto che potrebbe avere effetti più ampi sul conflitto, come ha spiegato l’esperto a Repubblica: “Chiunque ci sia dietro all’attentato contro Aleksandr Dugin, una cosa è comunque certa: questo attacco pone alla Russia un grave problema strategico, perché la obbliga a dedicare più uomini e risorse alla difesa di obiettivi che non riteneva a rischio. Sommandolo alle incursioni militari condotte dagli ucraini o dai sabotatori, in Crimea e in altri luoghi dietro le linee della guerra, diventa una sfida complessa da affrontare”.
Le indagini vanno avanti, ma ancora non si sa chi sia stato a togliere la vita alla figlia dell’ideologo: “Al momento si fanno solo ipotesi. Le più citate sono un’operazione organizzata direttamente da Kiev; un atto compiuto da qualche simpatizzante ucraino; o un’iniziativa interna, gestita da apparati dello Stato contrari alla guerra o da membri della dissidenza. Nessuno però sa davvero cosa sia successo”. L’attentato a Dugin che ha tolto la vita alla figlia, dimostra che la Russia ha meno controllo di quanto pensasse sul territorio. Luttwak ha proseguito: “Putin non ha voluto proclamare la mobilitazione generale, per non urtare la popolazione e perdere consenso, ma ciò comporta che ha meno risorse e capacità anche per la sicurezza interna”. Perché è stato proprio quello l’obiettivo? “È il filosofo che ha costruito l’architettura intellettuale della guerra, sostenendo che questo è il ruolo storico della Russia. Quindi, pur non facendo ufficialmente parte del governo, è un obiettivo strategico”.
“Putin deve potenziare la sicurezza interna”
L’attentato a Dugin, secondo Luttwak, potrebbe avere varie motivazioni così come vari mandanti: “Un’ipotesi è che Kiev, direttamente o attraverso i molti ucraini che vivono in Russia, voglia dimostrare di avere le mani lunghe. Di sicuro lo sta già facendo sul piano militare, con i recenti attacchi lanciati in Crimea e nelle retrovie”. Secondo l’esperto, “Questo crea a Mosca un serio problema strategico e logistico, perché deve aumentare gli uomini e le risorse dedicate alla difesa di obiettivi che riteneva sicuri, distraendole dal fronte dove ha già limitazioni significative. Ciò sta già avvenendo, è un dato di fatto. Ora si tratta di capire se l’attentato a Dugin si inquadra in questa strategia, ampliando il fronte degli attacchi domestici fino alla capitale, oppure se è stata un’operazione condotta dalla dissidenza interna contraria alla guerra, per aprire crepe nel regime. Qualunque sia la risposta, l’effetto non cambia”.
Adesso, Putin dovrà cambiare strategia interna: “Cremlino ora dovrà porsi il problema di potenziare la sicurezza interna. A Dugin verrà data una scorta, ma sono molti i consiglieri, i politici e i sostenitori del governo che adesso si sentiranno in pericolo. Tutto ciò destabilizza la società, rende più difficile la prosecuzione della guerra senza la mobilitazione generale, e distrae risorse necessarie al fronte”.