Non è affatto sorpreso, Edward Luttwak, dalla spy-story che ha visto protagonista l’ufficiale italiano di Marina Walter Biot, colto in flagranza nell’atto di vendere segreti militari ad alcuni uomini dei servizi russi. L’eco della vicenda è arrivata fino all’abitazione in Maryland del noto stratega militare americano, un passato al Pentagono e alla Casa Bianca come consigliere, che a storie come questa è evidentemente abituato: “Un grande classico. Mancava solo il cappello Borsalino“, commenta Luttwak a Formiche.net. A suo dire, quello sull’asse Italia-Russia è “un tipico caso di spionaggio, di quelli che non si sentono più. È andato tutto secondo il manuale. C’era l’ufficiale della Marina, l’attaché dell’ambasciata. E un errore, che ha attivato l’ottimo sistema della sicurezza italiana. Tutti hanno fatto il loro dovere“. Nel sottolineare che siamo in presenza di un caso di spionaggio vecchio stampo, Luttwak chiarisce come anche questo campo abbia subito degli stravolgimenti importanti negli ultimi anni: “Oggi lo spionaggio è molto più noioso: entrano in azione bot elettronici, la vittima è un pc non protetto e non si sa da quale Paese provenga la penetrazione“.
LUTTWAK: “SPY-STORY ITALIA-RUSSIA? IL PROBLEMA E’ LA CINA”
Ma quali possono essere le conseguenze di quest’azione di spionaggio nel concreto? La sottrazione di questi documenti militari causerà dei pericoli all’Italia e all’Alleanza Atlantica? “Dubito che si tratti di informazioni altamente sensibili o che mettano a rischio la Nato – dice Luttwak – Non appena diventi una spia russa, professione cui si avvicinano tanti italiani, scopri presto che i tuoi capi di lavoro hanno una sola mania. Non vogliono avere informazioni, né la verità. Vogliono i documenti, quintali di documenti. E Biot lavorava in un ufficio che ne è pieno“. Secondo lo stratega statunitense, soprattutto, “oggi la Federazione russa non è una minaccia militare attiva. È molto attiva nello spionaggio, perché è un’attività che rende, e costa poco. Costa di più modificare l’ala di una serie di caccia che mantenere una burocrazia di spie“. All’intervistatore, Franco Bechis, che pone l’accento sull’atteggiamento timido in relazione a questa vicenda da parte dei partiti italiani, tutti con buoni rapporti con Mosca, Luttwak risponde che no, questo non rappresenta un problema per la nuova amministrazione Biden in rotta di collisione col Cremlino, almeno “finché si tengono dentro ai binari“. Il punto, a suo dire, è che “il problema italiano ha un altro nome. La Cina. La penetrazione cinese in Italia è considerevole, senza precedenti. Ci sono ministri, sottosegretari sull’elenco della Città Proibita. Di questo sì, dovreste preoccuparvi“.