E’ stata una gioia immensa, quando Lyle Mays, scomparso il 10 febbraio 2020, è stato proclamato vincitore nella categoria Best Instrumental Composition con Eberhard, pubblicato postumo nel 2021. E’ il suo primo Grammy da solista dopo aver ottenuto ventiquattro nomination e vinto ben undici Grammy con gli album del Pat Metheny Group del quale era il co-fondatore insieme a Metheny.
Il caso ha voluto che proprio in occasione di questa premiazione il chitarrista, in lizza con il suo ultimo album SIDE-EYE NYC (V1.IV), come Best Jazz Instrumental Album, non abbia vinto.
La fine della leggendaria band venne sancita nel Song Book tour tenutosi nel 2010 e nel quale il PMG si presentò in quartetto; insieme a Mays e Metheny, Antonio Sanchez alla batteria e Steve Rodby al basso.
Nessuno avrebbe mai immaginato che il bis di Minuano, nel concerto di Barcellona, sarebbe stato l’ultimo atto del PMG (Antonio Sanchez)
Con il passare degli anni, fan ed esperti, si sono resi conto che la figura di Lyle Mays era imprescindibile in quella band e che il sound del gruppo era plasmato proprio dal geniale pianista e tastierista. Metheny, grandissimo musicista, pur regalando una produzione di altissimo livello, fuori dal PMG, raramente, è riuscito a raggiungere le vette della band.
Nel corso degli anni ho sempre ritenuto mia personale responsabilità mantenere un’alta qualità del sound all’interno del PMG. A tal proposito Cuong Vu racconta un particolare interessante. Appena entrato nella band notò che a ogni interruzione di una prova, l’intera band, incluso Pat, si rivolgeva a me. Cuong si rese conto che funzionavo anche come direttore d’orchestra: il maestro. Sono sempre stato la prima persona a parlare. Pat nella sua infinita saggezza mi aveva ceduto questo potere. Ero il miglior maestro del gruppo e ho sempre lavorato sodo affinché lui e la band avessero un sound fantastico. È stata una scelta vincente. (Lyle Mays)
La vittoria di Eberhard nella categoria Best Instrumental Composition è qualcosa di straordinario, tanto più che si tratta di un cd autoprodotto, gestito, lavorato, cesellato con sapienza artigianale, dalla nipote Aubrey Johnson, che insieme alla madre Joan Johnson, sorella di Lyle, ne cura il ricordo e gestisce il suo lascito musicale.
Mays registrò Eberhard nell’anno antecedente alla sua scomparsa, riuscendo a completare tutte le registrazioni, tranne le ultime due sessioni di missaggio supervisionate da Steve Rodby, suo compagno di viaggio da una vita e Bob Rice uno dei più geniali e competenti ingegneri del suono, nonché valente chitarrista.
Ha smesso di suonare nel 2011, si è persino sbarazzato di gran parte della sua attrezzatura intorno al 2017. Ha poi avuto questo ritorno di interesse quando ha scoperto di essere malato. Eravamo molto uniti e parlavamo tutto il tempo. Quando abbiamo avviato questo progetto, ha avuto come un risveglio; penso che si sia ricordato del motivo per cui amava così tanto la musica. Non sapeva certo che sarebbe stato il suo ultimo lavoro. Sebbene fosse malato, come tutti noi era convinto che ce l’avrebbe fatta (Aubrey Johnson)
Un lavoro che fa venire i brividi dalle prime note, quando il pianoforte di Lyle suona le prime struggenti note. Nei tredici minuti e tredici secondi si condensa tutta la musica, la poesia, la grandezza di Lyle.
In questa occasione, ha voluto accanto a sé alcuni dei musicisti che negli anni hanno condiviso i suoi progetti. Ecco apparire, oltre alla nipote Aubrey Johnson alla quale si devono le parti vocali soliste, musicisti del calibro di Bill Frisell alla chitarra, Steve Rodby contrabbasso, Jimmy Johnson basso elettrico, Bob Sheppard sax tenore, flauto, flauto alto, clarinetto, clarinetto basso, Jimmy Branly e Alex N. Acuña batteria e percussioni, Wade Culbreath vibrafono, marimba, xilofono, orchestra bells ,tone bells, Mitchel Forman organo Hammond B3 e piano elettrico Wurlitzer, Rosana Eckert e Gary Eckert voce, Timothy Loo, Erika Duke-Kirkpatrick, Eric Byers e Armen Ksajichian violoncelli.
Eberhard è un omaggio al contrabbassista tedesco Eberhard Weber, con il quale Lyle e lo steso Metheny, collaborarono ad inizio carriera. Si tratta di una mini-sinfonia presentata dal vivo nel 2009 allo Zeltsman Marimba Festival, poi completata e rielaborata nella versione definitiva fissata in studio.
La composizione è un compendio di quelli che sono stati gli amori di Lyle: il jazz, la musica classica, la musica contemporanea. Anche in Eberhard esce fuori, in maniera imperiosa, la sua genialità, alternando momenti di intensa emozione a dei pieni orchestrali che ne evidenziano le straordinarie capacità di arrangiatore e orchestratore.
Oltre alla immensa produzione con il Pat Metheny Group (ben quattordici album) Mays ci lascia sette album realizzati da solista incluso l’iconico AS FALLS WICHITA, SO FALLS WICHITA FALLS, uscito nel 1981, cofirmato con Metheny nel quale è presente Nanà Vasconcelos. Il percussionista brasiliano, rivestirà una straordinaria influenza sui due musicisti, tanto da entrare a far parte del PMG, con il quale registrò due storici album quali OFFRAMP e il doppio live TRAVELS.
Il primo lavoro da solista, titolato semplicemente LYLE MAYS viene pubblicato nel 1988. Si tratta di un autentico capolavoro nel quale è contenuta la sua composizione più amata: Close To Home.
Il mio primo disco solo è stato una grande gioia, un progetto che avevo accantonato per molto tempo, perché non ero sicuro che fosse così personale e non ne sentivo il bisogno. Sono felice di averlo fatto con Naná, un musicista fantastico per la speciale predisposizione a creare colori, il sound (Lyle Mays)
Accanto a Mays (piano, Oberheim Four Voice, Prophet, Kurzweil Expander, Rhodes Chroma autoharp), Alejandro N. Acuña alla batteria, Billy Drewes sax alto e soprano, Bill Frisell chitarra, Marc Johnson contrabbasso e Naná Vasconcelos percussioni e voce. Otto le composizioni. Higland Airedà il via all’album con il pianoforte di Lyle Mays a suonare le prime note con il suggestivo tema richiamato dai suoni dell’Oberheim. Mays compose il brano utilizzando la struttura della forma sonata (o allegro di sonata). Si evidenzia subito la sua cifra stilistica, l’uso delle tastiere è personale, il PMG è lontano anche per effetto della scelta dei compagni di viaggio. L’interplay con Marc Johnson, si evidenzia in Mirror of The Heart. Teikodai richiami orientaleggianti, aperta dal suono delle tastiere e dall’autoharp. Suggestivi gli interventi di Naná Vasconcelos al campanaccio e al talking drums. Pianoforte e contrabbasso supportati dagli arpeggi della chitarra, introducono il tema di Slink, articolato e complesso il solo al pianoforte. Alaskan Suite (14:12), evidenzia l’interesse del musicista per brani di lunga durata divisi in più movimenti (Northern Lights, Invocation, Ascent). Strepitosa Ascent, qui Il clima è teso, vibrante; Bill Frisell esegue uno dei più bei solo di sempre, il suono della sua chitarra è distorto, quasi rock, con uso del bending; il pianoforte di Mays darà il via all’imperioso finale.
Toccherà a Close to Home chiudere l’album «È un brano – raccontò Mays – molto vecchio, molto emozionale, vicino a casa mia, alle mie radici, una parte molto semplice del paese da cui vengo, non New York, niente di urbano o di sofisticato, ma gente semplice, semplici emozioni. Semplice anche il pezzo, negli accordi e nella melodia». Ascoltare Close to Home è quasi un colpo al cuore, una composizione di straordinaria bellezza, che più di tutte riassume il talento, la genialità del musicista. Pianoforte e tastiere pennellano una melodia indimenticabile.
Passano appena tre anni e nel 1988 viene pubblicato STREET DREAMS, lavoro stilisticamente meno omogeneo ma con diverse gemme. Produzione importante; fra gli ospiti si segnalano: Bill Frisell, Marc Johnson, Stev e Rodby, Peter Erskine e Steve Gadd. Presente una corposa sezione fiati composta da alcuni migliori solisti americani da Bob Mintzer e Bob Malach ai sax, Dave Bargeron al trombone a Randy Brecker (tromba in Possible Stright). Emerge il grande amore per le big band e si avvertono gli influssi della musica da camera. Feet First(elegante e raffinata) e Possible Straight, sembrano (forse volutamente) una simpatica citazione delle grandi orchestre e big band americane. Molto riuscita l’insolita e pirotecnica Chorinho, eseguita in solitario al pianoforte e alle tastiere a conferma della passione per il Brasile . Emozionante August dedicata al nonno; il piano di Mays dialoga con la chitarra di Bill Frisell, supportati da Marc Johnson e Vicki Randle alle percussioni. Hangtimeè invece eseguita in quartetto con Peter Erskine alla batteria. Il suono dell’Oberheim disegna il tema di Before You Go, tornano gli archi, ma qui il grande protagonista è il piano di Lyle. Newborn,pur nella sua brevità, è di “fulminante bellezza”; le tastiere di Mays si fondono con i colori della chitarra di Bill Frisell.
In Street Dreams, composizione divisa in quattro movimenti, anziché servirsi in modo massivo delle tastiere, utilizza i suoni degli strumenti acustici (archi, percussioni). Di grande suggestione, nel terzo movimento, il solo di corno inglese. Il musicista descrisse questo movimento come la composizione più sofisticata da lui mai scritta fino a quel momento.
FICTIONARY viene pubblicato nel 1993 dalla Metheny Group Productions. Si tratta di un album interamente acustico con Lyle impegnato al pianoforte; accanto a lui la sontuosa ritmica composta da Jack DeJohnette alla batteria e Marc Johnson al contrabbasso. Fra le esecuzioni più riuscite, Bill Evansdedicata al grande pianista, Where Are You from Today, con uno stupendo controllo delle dinamiche oltre a Falling Gracedi Steve Swallow. Interessanti le improvvisazioni di Trio #1e Trio #2(a firma dei tre musicisti). Nella conclusiva On the Other Hand,suonata in solitudine, appaiono evidenti le influenze della musica contemporanea. Nelle note di copertina, Mays manifesta la sua riconoscenza nei confronti di Herbie Hancock, Keith Jarrett e Paul Bley. Per questo album riceverà la nomination al Grammy come Best Instrumental Composition per il brano Bill Evans.
Sia io che Jack DeJohnette, avevamo suonato con Bill Evans che in qualche modo è al centro di questo album. È stata quasi una sfida perché Lyle ha creato forme desuete sulle quali improvvisare. Proprio le strutture da lui create mi hanno incuriosito e stimolato, essendo fuori dalla mia zona di comfort. Fictionary, il pezzo che dà il titolo all’album, è l’esempio di questa sua capacità, si avverte questa sua attenzione di uscire dall’ovvio senza che questo impedisca una connessione tra parte composta e improvvisazione. (Marc Johnson)
SOLO IMPROVISATIONS FOR EXPANDED PIANO, esce a giugno 2000. Il sodalizio con Metheny sembra ancora funzionare e i due, anche se con progetti fuori dal PMG si confrontano, come avvenuto in questo nuovo ed insolito lavoro, suonato in solitario dallo stesso Mays.
L’idea di realizzarlo venne una volta accertate le grandi possibilità dello Yamaha Disklavier Piano. un nuovo strumento musicale, utilizzato anche in tour, La musica del disco viene completamente improvvisata , senza avere preparato basi melodiche o strutture, a eccezione di due soli brani: Long Life, una sua vecchia composizione e Let MeCount the Ways,sviluppata intorno a una melodia preparata poco prima di entrare in sala. Lo Yamaha Disklavier Piano system consentiva, nel momento in cui si suona il piano, di mandare degli input a un computer che, in tempo reale, in base alle note suonate, aggiunge delle parti di orchestrazioni unite ad alcuni suoni preparati e provenienti dagli enormi “archivi” di Lyle.
This Moment è la prima composizione registrata. Si ha subito la sensazione di essere di fronte a un disco non facile, quasi di ricerca, comunque generoso.
La buona riuscita di questa prima take ha un effetto benefico sulla intera session. È spaventoso per un musicista affrontare uno strumento senza idea di cosa suonerà. Essere riusciti comunque a registrarlo – è Mays a raccontarlo all’epoca – ha fatto sì che l’umore in studio fosse subito alto.
In Let Me Count the Waysil piano è l’assoluto protagonista; evidenti i riferimenti ai grandi compositori classici del passato.
È un album che necessita di un ascolto attento, fra tentazioni atonali e contemporanee (The Imperative) e impalpabili sonorizzazioni come in Procession, nella quale emergono schegge di brani passati (Mr.Soffel). Sono attimi quasi inafferrabili, come inafferrabile è questo geniale musicista. Procession prende spunto dal modo di procedere lento, soppesato, come avviene in occasioni solenni.
«Ho suonato lentamente, cercando di pensare, una frazione di secondo prima, la nota che avrei suonato. Tutto questo, cercando di dare la connotazione di un brano già scritto, anche se totalmente improvvisato». (Lyle Mays)
The Imperative è il pezzo volutamente più pianistico, con più note, senza orchestrazione. Sembra quasi di trovarsi di fronte a un percorso nell’anima, da parte di una persona di estrema sensibilità, forse in difficoltà. Black Ice,con il suo profondo accordo iniziale, dà il senso di questo disagio, ma la conclusione è liberatoria, con un’autoharp appena accennata. Si susseguono la breve Origamie l’intensa Lightning Field, dove Lyle mostra la sua attenzione nei confronti della musica contemporanea e lo fa mettendo in evidenza anche tutta la sua mostruosa tecnica pianistica. «Stavo deliberatamente distruggendo accordi dissonanti, andando poi a cercare i miei suoni più sfacciati per orchestrarlo». Locked in Amber, cupa e profonda fa da preludio a Long Life, il capolavoro del disco , quasi una prosecuzione della magica Close to Home. La melodia, che nei brani precedenti era appena accennata, torna protagonista insieme ai suoni cari a Lyle.
THE LUDWIGSBURG CONCERT viene registrato dal vivo quasi per caso, nel corso di un tour europeo del Lyle Mays Quartet. La registrazione avvenuta Il 14 novembre 1993 in Germania presso il club Scala di Ludwigsburg uscirà , dopo ben ventidue anni, nel 2015 per la piccola etichetta SWR.
Non c’erano soldi per i synth e per le produzioni complesse. In quegli anni l’industria musicale stava cambiando. Non avevamo soldi per una grande troupe, crew, camion, ecc. Eravamo però contenti di fare dei concerti. Per me è stata una sfida, perché non ero abituato a suonare solo il piano senza tastiere. C’è voluto un po’ di tempo, ma grazie a diversi concerti siamo riusciti a trovare l’interplay giusto. (Lyle Mays)
Nove i pezzi proposti, accanto a Either Ornette e Disbelief,vengono registrati Hard Eights, Lincoln Reviews His Note, Fictionary,tratti da FICTIONARY, oltre a Chorinhoe Augustda STREET DREAMS, Are We There Yet? da LETTER FROM HOME del PMG come Au Lait in OFFRAMP. Il doppio Cd viene aperto da una estesa versione di Fictionary(24’09), caratterizzata da una lunga introduzione del piano e dal solo della batteria. Either Ornette, sin dalla esposizione del tema fa subito capire di essere un omaggio a Ornette Coleman. Lungo assolo del contrabbasso di Marc Johnson, musicista con il quale Mays ha condiviso una grande amicizia e diversi progetti in studio. Tocco e controllo delle dinamiche, caratterizzano l’andamento del piano. Impeccabile la sezione ritmica completata da Mark Walker alla batteria. Strepitosa la versione di Chorinho, la band suona a meraviglia e, in alcune progressioni, vengono in mente alcuni dei più esaltanti episodi del primo PMG, quando Lyle stupiva tutti con i suoi assolo. La lunga introduzione di Marc Johnson avvia Lincoln Reviews His Note, ballad dal taglio raffinato. Incredibile la riproposizione di Are we There Yet?Qui emerge tutta la genialità di Mays. L’esecuzione, seppure acustica, non perde nulla rispetto all’originale, affascina la lunga improvvisazione con i soffiati del sax di Bob Sheppard e il contrabbasso suonato con l’archetto. È Lyle ad aprire Au Lait,a detta di chi scrive, la sua più bella composizione, malinconica ed evocativa di tanti e straordinari percorsi musicali. Il pianoforte diventa torrenziale quasi sofferente; dal punto di vista tecnico l’assolo è il più complesso dell’intero concerto, dai risvolti classici, non ovvio e di estremo rigore. Toccante la ripresa del tema con il lirico intervento del tenore. Gran chiusura con August. Una documento straordinariamente importante che fissa la grande qualità di questo quartetto. THE LUDWIGSBURG CONCERT, pubblicato a ottobre 2015, resterà, purtroppo, l’ultimo documento voluto e pubblicato da Lyle Mays. L’album rappresenterà il suo addio alle scene.
Sono passati ben quarantasei anni da quando Lyle Mays ottenne la sua prima nomination firmando gli arrangiamenti e le composizioni di LAB’75 album della prestigiosa North Texas State University Lab Band. Con il Grammy a Eberhard, si chiude definitivamente il sipario su questo grande artista che non finiremo mai di ringraziare per la gioia che la sua musica ci ha donato.