Il Festival di carne di cane a Yulin in Cina continua a far discutere in tutto il mondo, Italia compresa: non solo per il pericolo di ulteriori conseguenze nefaste sul fronte coronavirus (quando ancora non è chiaro come sia nato il Sars-CoV-2 nei pressi di Wuhan vicino al mercato di carne animale), ma per lo scandalo che le tante associazioni animaliste denunciano ormai da tempo sulle pratiche cinesi (qui sotto il comunicato della Lega del Cane italiana). Dopo le frasi choc di Rita Dalla Chiesaè peccato volere l’estinzione dei cinesi?») e dopo la polemica delle tante sigle animaliste, in testa Michela Vittoria Brambilla, è la politica a muoversi sul fronte festival Yulin.



Lo fa il gruppo Camera-Senato del MoVimento 5 Stelle sulla tutela degli animali: la nota è di condanna, ma contiene una sorta di “difesa” del Governo cinese contro gli organizzatori del “festival” invece considerati dei criminali. «Il Festival cinese di Yulin, la fiera di carne di cane, si farà anche quest’anno tra il 21 e il 30 giugno. Ancora macellazioni e consumo di carne nonostante l’esclusione dalla lista degli animali commestibili pubblicata al ministero dell’agricoltura cinese ad aprile, con ampia diffusione sui quotidiani internazionali della notizia», scrivono i grillini in Parlamento, difendendo una norma prevista di recente dalla Cina che però non può cancellare una tradizione millenaria di consumo della carne di cane (e quant’altro), per nulla vicino alle tradizioni occidentali.



M5S DIFENDE LA CINA, MA SU HONG KONG…

«E’ incomprensibile come si possa consentire un evento vietato dalla normativa vigente, valida su tutto il territorio cinese, senza che gli organizzatori e gli avventori siano passibili di denuncia, con conseguente chiusura di ogni attività inerente il consumo di carne di cane», scrive ancora il gruppo M5s sulla tutela degli animali. Il Festival di Yulin, insomma, è inaccettabile e criminale ma non “dipende” dal Governo cinese: «La verifica del testo emanato dal ministero dell’agricoltura cinese in merito alla questione, potrebbe offrire chiarimenti sull’evidente contraddizione in questa faccenda. Perchè gli organizzatori agiscono in contrapposizione ad una normativa di legge? Tutto ciò è assolutamente inaccettabile».



Presa di posizione netta contro le torture fatte agli animali, non altrettanto contro l’uso comune dello Stato cinese: a voler essere poi ulteriormente “sibillini”, si potrebbe anche fare un paragone “iperbolico” su un’altra situazione politica ben più scottante in Oriente. Come mai la politica, italiana e internazionale, sembra più interessarsi alle norme “giuridiche cinesi” in tema di tutela degli animali e tace (se non qualche caso isolato, ndr) sull’ignobile repressione di piazza delle manifestazioni a Hong Kong?