“Alle prossime elezioni politiche non troverete, tra i candidati del M5S, chi ha già svolto due mandati. Non cambia, quindi, la regola che il Movimento si è imposto dalla prima ora come forma di garanzia affinché gli eletti possano dedicarsi al bene del Paese, senza lasciarsi distrarre dai propri destini personali”: così Giuseppe Conte ha confermato che non ci saranno deroghe al tetto dei due mandati.



Il leader del Movimento 5 Stelle ha voluto ringraziare chi è giunto a fine corsa, ma non solo: “Il patrimonio di competenze ed esperienze con loro maturate non andrà disperso. Continueranno a portare avanti, insieme a noi, le battaglie del Movimento. Abbiamo bisogno della loro esperienza, della loro competenza, della loro inguaribile passione”. Ora il pensiero è rivolto alla campagna elettorale, che il leader grillino ha preannunciato come molto dura: “Ci hanno spinto fuori dal Palazzo. E lo hanno fatto con astuzia, tentando pure di attribuircene la colpa. Avanti tutti insieme per continuare a cambiare l’Italia. I cittadini onesti, i cittadini invisibili hanno ancora bisogno di noi”. (Aggiornamento di MB)



M5S CONFERMA LA LINEA GRILLO: “NO DEROGA SU VINCOLO 2 MANDATI”

Vince la linea di Beppe Grillo: a quanto appreso da fonti vicine al M5s, confermate ora anche da rilanci dell’Adnkronos e dallo stesso Conte all’ANSA, nel M5s non ci sarà alcuna deroga al vincolo sul tetto dei 2 mandati. A meno di due mesi dalle Elezioni del 25 settembre 2022, dopo lo “strappo” che ha generato la caduta del Governo Draghi (e ulteriori diaspore di parlamentari verso Gruppo Misto e Di Maio) la linea di Giuseppe Conte subisce un’ulteriore ridimensionamento. Il “braccio di ferro” tra i due leader 5Stelle vede confermare la regola inserita nel regolamento fin dalle origini: la decisione, spiegano ancora dall’Adnkronos citando fonti dirette M5s, è già stata comunicata da Conte ai “veterani” del partito che a questo punto non potranno candidarsi in Parlamento per le prossime Elezioni 2022.



Si tratta di quasi tutti i nomi “forti” all’interno del Movimento: da Vito Crimi a Paola Taverna, Roberto Fico e Riccardo Fraccaro e lo stesso Alfonso Bonafede, colui tra l’altro portò Giuseppe Conte nel Movimento 5Stelle. La “minaccia” lanciata qualche giorno fa in una misteriosa telefonata (poi semi-smentita da Conte) di Beppe Grillo ha dunque pesato più di tutto: «se deroghi al secondo mandato lascio il Movimento». Grillo resta al suo posto, così come Conte, ma si apre ora il profondo rebus su chi poter candidare nei territori per ottenere voti in Parlamento, specie dopo l’ormai quasi certo naufragio di qualsiasi alleanza con il Centrosinistra (come confermato dallo stesso leader 5Stelle stamane in radio).

CONTE L’HA GIÀ DETTO AI BIG: “NON ANDREMO COL PD”

«Io non apro e chiudo spiragli, fessure. Ieri ho detto che per il futuro non escludo un dialogo con il Pd, ma non parlavo di alleanza, vedo che il Pd ha cambiato posizione anche sul salario minimo. Nessuna alleanza dunque in vista?Assolutamente no»: a Rtl 102.5 il Presidente Giuseppe Conte ha chiarito che in un’alleanza così “ampia” messa in campo da Enrico Letta il suo Movimento non può entrarvi (anche se in realtà la cesura iniziale verrebbe dal Pd stesso, non il contrario). «Che rapporti può avere il M5S con una forza politica che fa alleanze che vanno da Calenda a Renzi a Di Maio, è un’ammucchiata in cui non ci potremo mai ritrovare, perché regge su personalità divisive, la politica fatta così è tutto e il contrario di tutto», attacca ancora Conte citando il caso di Luigi Di Maio come responsabile tanto della caduta del Governo quanto delle difficoltà post-scissione interne al M5s.

«Loro hanno abiurato ai principi ai valori del Movimento, ci sta», ribadisce un Conte su tutte le furie anche con il Presidente del Consiglio Mario Draghi, «Noi non abbiamo voluto la crisi ma posto dei temi concreti sui bisogni più urgenti dei cittadini. La crisi economica è drammatica e chiedevamo interventi incisivi, non abbiamo avuto risposte e siamo rimasti anche sorpresi e increduli dall’atteggiamento del premier. Draghi ha dimostrato la volontà di andar via, rassegnando dimissioni irrevocabili. Un atteggiamento sprezzante che ci ha amareggiato». Ma ora cosa succede in casa M5s? Nelle prossime ore sarà una nota ufficiale del Movimento a rendere definitivo il “no” alla deroga sul secondo mandato: a quel punto i tempi sono sempre più stretti in quanto entro il 14 agosto va presentato il simbolo e poi a fine agosto le liste di tutti i candidati. Va discusso ancora se e quando indire le “parlamentarie M5s online” e come costruire il “campo” eventuale di alleanza con partiti più a sinistra di Pd e Articolo 1 (dove pure alcune frange ancora spingono per ricucire la frattura tra Conte e Letta).