Ancora tensioni all’interno del M5S. Oltre al braccio di ferro in corso tra Giuseppe Conte e il capogruppo alla Camera Davide Crippa, si alzano i toni anche con Rocco Casalino. Il capo della comunicazione del M5S è accusato da una parte del partito di non limitarsi solo al ruolo di mediatore con la stampa, ma di condizionarne pesantemente la linea politica. Per questo motivo il Movimento ha deciso di non rinnovare il contratto annuale di Casalino con la Camera, scaduto a inizio luglio.



Dopo essere stato portavoce a Palazzo Chigi, impiego che gli fruttava 150 mila euro l’anno, Casalino ha avuto nell’ultimo anno un doppio contratto: uno con il gruppo 5 Stelle a Montecitorio, l’altro con quello del Senato. La cifra complessiva, spiega Repubblica, si avvicina al precedente reddito annuale. Crippa è espressamente contrario alla linea di rottura con il governo impressa da Conte e dunque è in piena “crisi” con l’ex Premier. In queste ore si parla inoltre di un suo possibile addio al Movimento, ma al momento il capogruppo ha intenzione di far valere i suoi poteri decisionali: basta allo stipendio a Casalino.



Crippa-Casalino, rottura M5S: e Conte…

Un anno fa il M5S aveva trovato un escamotage per continuare a pagare quello che Repubblica definisce “lo spin Doctor” di Conte, non addebitando però il suo stipendio alle casse del Partito. Due ruoli, dunque, uno a Montecitorio e l’altro al Senato. La cosa, però, già allora non era andata giù a Crippa, che non aveva visto di buon occhio il movimento fatto per tenere stretto Casalino.

Questa volta il capogruppo, che è ormai in rottura con i vertici del Movimento 5 Stelle, si è opposto a rinnovo del contratto del capo della comunicazione. Come spiega inoltre Repubblica, la scissione di Luigi Di Maio con il partito ha portato via parecchie risorse economiche: ogni eletto, infatti, vale circa 50 mila euro annui di fondi. Ai microfoni dell’Adnkronos la tesoriera Francesca Galizia aveva affermato: “Faremo delle valutazioni sui contratti in scadenza, principalmente le consulenze esterne, dobbiamo rivederle e rivalutarle anche nell’ottica di un efficientamento degli uffici. Un conto era avere tanti deputati che andavano seguiti e un conto averne molti meno”. Dunque, con la partenza di Di Maio ecco che il partito si è trovato costretto a fare valutazioni di un certo tipo: su tutte, l’addio di Casalino.