E altri due che se ne vanno nel Gruppo Misto: il Movimento 5 Stelle continua a perdere pezzi nell’emorragia di voti-consensi che sembra non avere fine, gli ultimi due sono entrambi senatori, Luigi Di Marzio e Lello Ciampolillo. Il primo ha annunciato oggi in Senato il suo passaggio al Misto, motivandolo con accuse molto specifiche rivolte alla gestione del M5s in questi ultimi mesi; il secondo invece, già nel mirino del probiviri per non avere votato la fiducia al Governo Conte lo scorso settembre, secondo Repubblica sarebbe ora definitivamente vicino alla cacciata dopo che ha ribadito di non volere effettuare le restituzioni di parte dello stipendio, come imposto dal regolamento interno M5s. Due senatori, due anti-Pd, che hanno da sempre sofferto il nuovo asse nel Governo Conte-2 ma che soprattutto non condividono la gestione di Luigi Di Maio dopo le Politiche del 2018. Di Marzo, dirigente medico del Molise, era stato scelto come seggio uninominale alle ultime Elezioni: oggi, con un accorato intervento a Palazzo Madama, attacca «Per fugare qualsiasi dubbio in merito formalizzo la mia decisione di aderire al Gruppo Misto. Ho preso tale decisione di fronte a un’epurazione di fatto, di cui non posso che prendere atto ancorché con il rammarico di separarmi da colleghi integerrimi». I motivi della bufera, gli ultimi quantomeno, riguardano Di Marzio e la sua firma al referendum confermativo della legge costituzionale che impone il taglio dei parlamentari: insieme a Centrodestra e parte del Pd, Di Marzio ha apposto la firma “contro” la legge di natura grillina.



CAOS M5S, IL GOVERNO RISCHIA AL SENATO: I NUMERI

«È stata una decisione di tale portata da dover essere sottoposta al popolo sovrano essendo io per formazione incapace, a differenza di molti, di reputarmi depositario di verità», spiega ancora Di Marzio nel lungo intervento contestato dai suoi stessi ex compagni di partito. «Questo gesto, improntato al rigoroso rispetto ella democrazia sostanziale, si è invece trasformato in motivo di stigma e non soltanto sui social network. Non si è registrata nessuna presa di posizione ufficiale a difesa di un principio democratico cui pure si era inneggiato lasciando così che venissi additato quale eretico e traditore», conclude Di Marzio spiegando come il passaggio al Misto, passaggio amaro per lui, arriva dopo la deludente esperienza vissuta nel M5s, «a causa del sostanziale disinteresse ad accogliere qualsivoglia contributo ulteriore rispetto a quello di pigiare pulsanti». Ma il problema, con la cacciata di Ciampolillo e tutte le ultime “fughe” verso Lega a Gruppo Misto, sono i numeri della maggioranza. Se alla Camera i problemi al momento non si pongono (in termini numeri ovviamente, ma la crisi interna del M5s rischia di generare effetti al momento ancora imprevedibili) è al Senato che i numeri “scricchiolano”: la quota al momento è 166 dopo le ultime due fughe (sono in tutto 6 gli ex M5s al Gruppo Misto), con 4 senatori a vita che stanno con il Governo fanno in tutto 170 voti per il Conte-bis a fronte di 161 voti richiesti per la maggioranza minima. Con però la frizione costante contro Di Maio e Casaleggio, le ire di Paragone, la clamorosa dimissione di Bugani da Rousseau e le imminenti Regionali con rischio di bassi consensi per il M5s, il futuro è tutt’altro che roseo per i Pentastellati. E con loro, per tutto il Governo Conte-bis che già vive una seconda crisi interna tra Pd e Italia Viva…

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