Il report UCIMU: “L’acquisto e l’export delle macchine utensili sono in calo”

Il 2024 si è aperto con un segno negativo nel settore produttivo delle macchine utensili, dopo un 2023 che era stato piuttosto positivo: questa (in grandissime linee) è l’immagine di cui parla l’ultimo rapporto del Centro Studi e Cultura di impresa dell’associazione UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, diffuso agli organi di stampa in queste ore. Un calo, ci ha tenuto a specificare in una nota Barbara Colombo, presidente dell’associazione, che rappresenta una “conferma rispetto a ciò che ci attendevamo”, ma che dovrebbe stimolare il governo ad intervenire per invertire la tendenza, sostenendo la transizione digitale delle imprese italiane, testimoniata dall’acquisto di nuove (e più performanti) macchine utensili. 



Il calo nelle vendite secondo le osservazioni da parte dei ricercatori di UCIMU è stato doppio, perché oltre ad aver interessato il mercato interno, ha interessato in misura simile anche quello europeo (nel senso di export dei macchinari italiani): rispetto al primo trimestre dell’anno scorso, da un lato gli ordini sono diminuiti del 19,4%, con un indice assoluto di 55,1 su base 100; mentre dall’altro l’inflessione è stata del 18,5% (indice assoluto a 91). In termini generali, in e dall’Italia sono stete ordine il 18,9% in meno di macchine utensili rispetto al 2023, con un indice in valore assoluto fermo al 77,9.



Secondo Colombo, nonostante questi dati non siano una sorpresa, “occorre superare la fase di impasse, dando al mercato un segnale chiaro di distensione e stabilità“, perché se il calo nell’export si può giustificare (oltre che con le ovvie tensioni geopolitiche) con “le incognite legate all’appuntamento elettorale di giugno”; sul fronte interno il calo di ordini di cui parla l’UCIMU per le macchine utensili è dovuto esclusivamente alla mancanza di “certezza sugli incentivi che saranno resi disponibili dal governo” con i “nuovi provvedimenti per la competitività”. 



L’appello di Barbara Colombo: “Servono risposte sulla Transizione 4.0 e su quella 5.0”

Insomma, se da un lato il calo degli acquisti di macchine utensili è una certezza, dall’altro secondo la direttrice dell’UCIMU si può (e si deve) invertire la tendenza, dando certezza agli investitori sul futuro della transizione digitale. Colombo, infatti, pone l’accento sul fatto che “la situazione attuale” sia “incredibilmente” meno chiara di quella di appena “un mese e mezzo fa”, quando per la prima volta si parlò del decreto sulla Transizione 5.0, indebolendo con un “cambio in corsa delle regole” il precedente decreto su quella 4.0, con gli effetti evidenti (oggi, dopo le rilevazioni UCIMU) sul mercato delle macchine utensili. 

Partendo dal decreto 4.0, la direttrice dell’associazione associa alla destabilizzazione del mercato “la decisione di prevedere l’obbligo di comunicazione preventiva del valore dell’investimento e della ripartizione del credito di imposta”. Misura (lo dice chiaramente) necessaria per la ragioneria di Stato, ma che ha creato anche “diffidenza tra coloro” che stavano valutando di investire nelle nuove macchine utensili. 

Più grave, invece, il ritardo di cui parla la direttrice dell’UCIMU sulla Transizione 5.0, perché “il tempo comincia davvero a scarseggiare” visto che il PNRR prevede come “termine ultimo di consegna [il] 31 dicembre 2025”. Servono (in questo contesto, ma anche in quello del decreto 4.0) “decreti attuativi, per fruire di queste misure” o si rischia di dover “rinunciare ad una parte consistente delle richieste [di macchine utensili]”. Dicendosi certa della “chiarezza e rapidità” con cui il Governo risponderà a questi interrogativi, Colombo è sicura che “la domanda italiana di nuove tecnologie di produzione [potrà] ripartire con pieno slancio“.