“Alle spalle gli anni più difficili, FIDIA, storico brand del mondo dei controlli numerici computerizzati delle macchine utensili, è pronta per raccogliere le nuove sfide del mercato, forte di un profondo e radicale risanamento finanziario”. La nuova visione organizzativa è stata concepita da Luigi Maniglio, Executive Chairman dell’azienda torinese”.



Partiamo dalle questioni più spinose: il risanamento finanziario.

Fidia è un brand di prestigio nel mondo delle macchine utensili, un marchio che tutti conoscono, ma che, negli ultimi tempi, aveva incontrato non poche difficoltà. Poi, con l’arrivo del Covid che ha agito da detonatore, la crisi – che era in pancia all’azienda almeno dal 2017 – è esplosa. Ecco, io credo che quello sia stato forse il momento più complesso per chi operava in Fidia ma è stato anche quello che ha permesso di mettere un punto per ripartire. È in quel momento che io e la mia società Futuro all’Impresa, con il fondo Negma di Dubai, siamo intervenuti. Abbiamo affiancato l’imprenditore Giuseppe Morfino nel novembre del 2020, lo abbiamo accompagnato lungo il sentiero tortuoso dell’approvazione e dell’omologa del Concordato Preventivo e infine, nella seconda metà del 2022 abbiamo apportato nuova liquidità e, fatti tutti i necessari adempimenti legali e burocratici, abbiamo definito una nuova governance.



Quali erano i problemi di FIDIA?

L’ingegner Morfino, che fondò l’azienda nel 1974, posizionò il brand molto in alto, proponendo controlli di alta gamma e prestazioni, ai tempi, futuristiche. I competitor esteri avevano intanto stabilmente occupato il mercato di prodotti più standard, le marginalità si erano nel frattempo ridimensionate e l’azienda soffriva di scarsa solidità alle crisi di mercato che si sono osservate negli anni ’80 e ’90. Da lì, l’ingegner Morfino decise di entrare nel mercato delle macchine utensili realizzando fresatrici ad alta velocità che montavano esclusivamente CNC Fidia. Il motto in azienda era “Gli unici che fanno le macchine per i propri controlli e i controlli per le proprie macchine”. La scelta di aprirsi anche alla produzione di macchine, sicuramente lungimirante, fu penalizzata dalla decisione di dotarle esclusivamente di controlli di propria fabbricazione. Con il senno di poi questa fu una delle decisioni che pesarono maggiormente sui risultati dell’azienda. Detto ciò, Fidia era riconosciuta come realtà eccellente nel suo mercato.



Quali i punti di forza dell’azienda?

Sicuramente il know how, la conoscenza e la competenza in termini di sviluppo prodotto e poi la forza delle sue filiali. Fidia ha 6 filiali nel mondo. Le più importanti in Cina dove abbiamo 30 ingegneri, Usa con 15 e Germania con 12. Da qui abbiamo pensato di ripartire con il progetto di rilancio ora che l’azienda è finalmente leggera perché libera da debiti e dotata di una organizzazione più agile.

Parliamo allora del rilancio. Su cosa puntate?

Abbiamo studiato bene la situazione e abbiamo capito che due sono le direttrici su cui lavoreremo di qui in avanti per rimettere l’azienda sui giusti binari e farla crescere nuovamente. La prima direttrice è il prodotto, la seconda è la riorganizzazione aziendale. La nostra produzione sarà orientata, come aveva pensato l’ingegner Morfino, sia ai CNC, il cui mercato si è allargato ad altre tecnologie “4.0” ed è cresciuto in modo più che esponenziale negli ultimi 10 anni, sia alle fresatrici. Ma il modo giusto per gestire queste produzioni sarà quello di creare due Business Unit indipendenti e autonome. Svilupperemo CNC a nostro marchio per proporli al mercato e svilupperemo macchine in grado di montare tutti i CNC: questo ci permetterà di allargare il nostro bacino di clienti. Poi ci sarà, come sempre, il Service che, per un’azienda che ha 3.000 macchine e 8.000 controlli numerici in giro per il mondo, è ancora una voce importante del fatturato.

E per la riorganizzazione aziendale?

L’azienda soffriva di una gestione piramidale con processi decisionali molto lenti e concentrati nella figura dell’imprenditore. Nella nostra visione l’organigramma aziendale sarà molto meno verticale: dirigenti e quadri saranno investiti di maggiori responsabilità così da sentirsi anche più coinvolti.Questo progetto così disegnato, insieme alla reputazione di cui gode Fidia nel suo settore di riferimento, rappresenta un grande valore per noi in questa fase di recruitment di personale qualificato. A fronte dell’uscita di persone in età da pensione, stiamo riorganizzando la nostra struttura acquisendo nuovi collaboratori, molti dei quali sono ex dipendenti che ritornano in azienda dopo essersi allontanati negli anni della crisi. E poi l’area di Torino ed il bacino universitario di Bologna e Forlì, dove operano le due sedi Italiane, sono ricche di talenti specialisti in meccanica, meccatronica e informatica… Un discorso a parte meritano poi le filiali estere che sono dotate di personale altamente preparato e che però, fino ad oggi, è stato poco valorizzato. Ecco noi pensiamo che oltre ad occuparsi del service per i prodotti Fidia possano occuparsi di vendita e service per conto di altre imprese del settore…

Questo però è un vero cambio di paradigma.

Certamente. Ma in un momento come l’attuale con la completa riorganizzazione delle catane del valore queste 6 filiali sono per noi un patrimonio inestimabile che possiamo e dobbiamo far rendere al meglio. Pensiamo solo alla Cina. Oggi, se non hai un piede diretto lì, è davvero difficile operare. Noi abbiamo 30 ingegneri locali che conoscono il mercato… sicuramente possono essere interessanti anche per altri costruttori italiani…

Obiettivi di medio periodo?

Abbiamo un obiettivo di fare 50-60 milioni di fatturato di qui al 2025-2026… Dunque, vogliamo più che raddoppiare i 25 milioni di oggi. Rispetto ai mercati, Fidia ha sempre fatto l’80% del fatturato all’estero. L’idea è quella di bilanciare maggiormente mercato interno e estero, pur sapendo che le opportunità più interessanti non possono che venire dagli Usa, dove le prospettive sono decisamente buone, e dalla Cina, appunto… Siamo consapevoli che ci sia molto da fare ma la via è tracciata e la grande motivazione da parte di tutti è il vero booster del rilancio.

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