Il produttore musicale Mace è stato di recente protagonista dell’evento MACE X MILANO, un racconto in musica di cinquanta minuti che riassume il percorso dal tramonto all’alba e che simbolicamente rilancia il senso di rinascita e ripartenza. Il tutto è stato mandato in diretta streaming su YouTube e ha avuto una location speciale concessa direttamente dal Comune: la terrazza dell’Arco Trionfale della Galleria Vittorio Emanuele. Presenti a questo dj set erano anche Venerus, Gemitaiz, Rkomi, Colapesce, Joan Thiele, Rodrigo D’Erasmo, Danny Bronzini ed Enrico Gabrielli; insieme si sono esibiti su brani riarrangiati del suo album “OBE”, senza farsi mancare momenti strumentali inediti e schegge psichedeliche.



Per l’occasione, Mace è stato intervistato da Rockol, a cui ha raccontato che questo live ha richiesto mesi di lavoro e progettazione: “Ha coinvolto tanti artisti, ma senza mai essere riusciti a fare le prove insieme a causa delle limitazioni. E’ ricco di improvvisazione perché, nonostante proponga alcuni pezzi tratti dal mio ultimo disco, sfugge al controllo”. Esibirsi alla luce magica dell’alba e all’altezza del Duomo è stato tanto evocativo quanto vederlo dallo schermo: “Il Duomo mi emoziona sin da bambino. Quando durante il live mi sono ritrovato nello stage sospeso in aria, è stato un trip potentissimo”.



“MACE X MILANO rappresenta la mia idea di musica”

Mace ha spiegato la sua concezione di musica a Rockol, perché lo show la rappresenta. Ci sono momenti sospesi, senza gravità, “eredi della scuola di Brian Eno”, che si fondono su loop sovrannaturali su cui gli altri musicisti hanno inserito la loro musica. Un altro mondo esplorato è quello della techno, con la drum machine: “Scuole di pensieri apparentemente opposti che si abbracciano in questa esibizione. Sono cosciente del mio approccio un po’ fuori dal coro, amo mettere insieme tanti filoni. La location era perfetta: unisce l’iper contemporaneo con elementi storici, con il passato”.



Mace ha messo in piedi un concerto fuori dagli schemi e in uno spazio unico, di quelli che in Italia non si vedono di frequente. Il producer ha spiegato che il coinvolgimento del Comune di Milano è stato importante, perché “abbiamo saltato alcuni rallentamenti burocratici grazie all’amministrazione”. L’artista, dall’alto della sua esperienza, ha detto che nel nostro Paese è davvero una corsa ad ostacoli e ci sono pochi esempi a cui ispirarsi. “Io faccio musica per generare bellezza e perché possa essere di ispirazione. Ecco, questo live per me può lasciare qualche cosa nel tempo”.

Mace: nessun genere e niente etichette

Che Mace si nutra costantemente di generi diversi di musica, e che ci lavori per dar vita a cose del tutto nuove per la scena italiana, lo si intuiva già dall’uscita del suo primo album “OBE” (acronimo di Out of Body Experience), con il quale si è affermato come uno dei più interessanti producer album degli ultimi tempi. A Rockol ha rivelato di ascoltare molta musica strumentale, spiritual jazz e di amare alla follia Alice Coltrane: “A fine carriera lei aveva registrato musica divinatoria. Ciò che ha l’ambizione di trascinare in un’altra dimensione fa parte della mia ricerca”.

Se per lui da ragazzo contava solo il rap, oggi Mace ha come un rifiuto verso le etichette. Ha spiegato che nella maggior parte dei casi l’estrema rivendicazione di un genere musicale è un fenomeno molto giovanile e che i ragazzi, spesso, si identificano in qualcosa che non è frutto di un movimento ma di una costruzione artificiale. “E’ importante riconoscersi in qualche cosa, ma questo amore non deve trasformarsi in oppressione. Se una certa ossessione rimane anche in età adulta, vuol dire che non si è mai superata l’adolescenza. Sviluppando un libero pensiero, si può abbracciare la musica nella sua totalità“.