Caro direttore,
la sovrapposizione della data delle elezioni europee con quella della 46esima edizione del pellegrinaggio Macerata-Loreto mi offre l’occasione per una riflessione che, anche alla luce dell’alto numero di astensioni, credo sia importante. Potrà sembrare bizzarra la comparazione di due eventi che hanno natura e significato differenti. In realtà non tanto. Infatti, reduce dai 28 km in notturna e pur estenuato dalla fatica, il 9 mi sono recato a votare. Ho assistito poi al commento sul voto nella trasmissione Porta a porta. Un trasmissione che dopo un po’ è diventata inguardabile, perché si è trasformata in un dialogo tra sordi.
Qui è il punto. È semplicistico dire che in politica quando si discute da posizioni ideologiche si degenera in rissa. La realtà è tragicamente diversa. È il disimpegno personale con i problemi e i bisogni della gente, è l’assenza di memoria delle condizioni in cui versano le persone che fa scivolare nella chiacchiera ideologica e fa accapigliare per il consenso. I 60mila del pellegrinaggio per affrontare la fatica, il sonno, la stanchezza, la fame, i muscoli doloranti avevano un “movente”: posso garantire che ciò che li portava tenacemente a resistere alla voglia di ritirarsi, erano i forti desideri, gli innumerevoli bisogni, i drammi del vivere, i problemi quotidiani, senza dimenticare poi le terribili testimonianze sull’Ucraina e da Gaza. Il pellegrinaggio è stato il grido di una fetta di popolo italiano, rappresentativo degli altri 60 (quasi) milioni.
Perciò l’incomunicabilità che porta a blaterare parole, vomitare accuse e a contrapporsi non nasce solo dalla gabbia degli schieramenti e delle opinioni, ma dalla totale assenza di consapevolezza dei drammi in cui vive la gente, alla quale si chiede poi pateticamente il voto. Ed infatti ben il 50% non si è recato alle urne! In quella trasmissione sulle europee, dei cui problemi oltretutto non si è parlato per nulla, il tema tragico della gente che non va a votare non è stato per nulla toccato: è poi evidente che ci si accapiglia. Assenza di memoria e di consapevolezza, di esperienza e di condivisione, di servizio al bene delle persone e al bene comune.
Lungo tutto il pellegrinaggio sono risuonate le note della vita, del dolore, della gioia, del tormento, delle paure, delle angosce e delle attese della popolazione: “Giacomo bimbo di pochi mesi ricoverato in ospedale per accertamenti”; “K. amico di Londra con tumore al cervello e prognosi infausta”; A., la sorella che ha due figli e che si sta separando dal marito”; M., 40 anni con un tumore al pancreas, cui non hanno dato molte speranze”.
A dire il vero però l’incomunicabilità in genere non sempre nasce dal non esser consapevoli della totalità delle condizioni di vita dell’altro; talvolta la si conosce e però la si tradisce. E vai con i dibattiti sterili, con i protagonisti in preda alla bruta reattività. “Flegiàs, Flegiàs, tu gridi a vòto” (Dante).
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