Perché Macron ha annunciato durante il discorso del 14 luglio la necessità da parte della Francia di dotarsi di una una nuova strategia di difesa spaziale?

La Francia ha bisogno di un’ambiziosa politica spaziale sia sotto il profilo civile che militare, soprattutto perché a novembre in Spagna si svolgerà una conferenza ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) con lo scopo di attuare una politica spaziale europea autonoma e la Francia mira a conseguire la leadership spaziale in campo europeo. 



Per conseguire questo ambizioso traguardo sono stati posti in essere diversi programmi. Tra questi vi sono lo Stratosferic Stratobus Balloon di Thales (tra 100 e 150 milioni di euro per lo sviluppo) che dovrebbe costituire un vero e proprio punto di svolta per l’osservazione della Terra e le comunicazioni ad uso militare, e il progetto “Hirondelles” che renderebbe possibile catalogare l’84% dei satelliti in orbita bassa della Terra in tre anni. Un altro ambizioso progetto dovrebbe essere la costruzione di un’astronave manovrabile come Space Start (Thales Alenia Space), Space Tug (Airbus Defense & Space) o Space Rider (Thales Alenia Space e Dassault) in grado di avvicinarsi a un satellite. Ebbene, questo tipo di veicolo spaziale costituisce un elemento di grande interesse soprattutto per l’industria aeronautica Dassault Aviation, come ha recentemente sottolineato il Ceo di Dassault Aviation, Eric Trappier. Ma perché l’Europa – e la Francia in particolare – hanno traguardi di questa natura nello spazio?



Sotto il profilo storico lo spazio è stato associato, fin dall’inizio della sua esplorazione, ad una prospettiva di difesa e sicurezza nazionale. Infatti durante i primi decenni dell’avventura spaziale, che coincideva con quelli della Guerra Fredda, la questione spaziale era essenzialmente strategica (dimostrazione di potere, intelligence) e ciò determinava la necessità di mobilitare enormi stanziamenti.

Lo spazio militare assume una nuova dimensione nei primi anni 80 con la Strategic Defense Initiative (Sdi) di Ronald Reagan. L’obiettivo della Sdi era duplice: in primo luogo, integrare la deterrenza nucleare con un sistema di prevenzione dell’aggressione sovietica, ma era anche quello di usare il potere tecnologico americano per dominare l’Unione Sovietica. Infine, il crollo del Patto di Varsavia limitò severamente questa iniziativa.



Tuttavia, l’idea di una difesa missilistica, in gran parte basata sullo spazio, non è mai stata abbandonata ed è stata ripresa con la visione tecnologica della rivoluzione negli affari militari degli anni 90 e con la necessità di risposte rapide a causa della proliferazione delle capacità balistiche degli Stati canaglia. A poco a poco, il campo spaziale è diventato un mezzo a pieno titolo di azione militare e nessun’altra operazione può fare a meno di questo strumento dal quale dipendono le forze armate.

Nel febbraio 2018, il Pentagono ha ammesso che gli Stati Uniti sono dipendenti dallo spazio e che i loro avversari ne sono consapevoli. Infatti Russia e Cina mirano a disporre di armi controspaziali non distruttive e distruttive disponibili per un potenziale conflitto futuro, un futuro conflitto globale potrebbe iniziare nello spazio. Ciò ha spinto  Heather Wilson, segretario dell’Aeronautica degli Stati Uniti, a sottolineare che il paese ha  bisogno di organizzare e addestrare forze in grado di trionfare in qualsiasi tipo di conflitto futuro che si estendesse agli Usa spazio incluso e proprio per questo il presidente Donald Trump ha lanciato una vera e propria Space Force, annunciata come una forza autonoma  degli Stati Uniti.

Non deve sorprendere allora il fatto che il dominio degli Stati Uniti nello spazio militare sia schiacciante. Infatti, tra tutti i satelliti militari attivi nel 2017, circa 150 sarebbero americani, 40 sarebbero russi e meno di 50 cinesi. L’Europa chiude con 35 satelliti militari, di cui otto francesi, sette per ciascuno degli eserciti tedeschi, britannici e italiani, due spagnoli e quattro fatti in ambito europeo.

Gli importi di bilancio riflettono anche questa disparità. Se il budget dello spazio militare russo è di 1,5 miliardi di dollari e quella della Cina è di circa 2 miliardi, quello degli Stati Uniti arriva a circa 40 miliardi.

Al di là dello spazio strategico inteso come strumento militare, non vi è dubbio che le società moderne dipendano interamente dallo spazio (economico, industriale, bancario, ma anche sociale o sanitario, ecc.) e la loro capacità di recupero è in gran parte dovuta alla robustezza delle loro capacità spaziali (geolocalizzazione, comunicazioni, trasferimento dati, meteorologia, ecc.). La proliferazione di dispositivi orbitali è lì per testimoniare questa grande dipendenza. Più di 1.200 satelliti sono in servizio su 4.300 che sono stati lanciati dall’inizio dell’era spaziale e sono ancora in orbita. La metà di questi satelliti operativi sono civili, un terzo ha un uso strettamente militare e il resto ha una destinazione prevalentemente civile ma potenzialmente militare. Lo spazio, specialmente nelle sue orbite basse (prime centinaia di chilometri), è quindi molto impegnato se non affollato di satelliti perfettamente identificati nella loro missione civile o militare, ma alcuni di essi hanno un duplice uso. La cartografia dello spazio “militare” comporta quindi un grado di incertezza che rende necessario considerare qualsiasi satellite come vettore di potenza militare.

In conclusione l’Europa – e la Francia in particolare – hanno perfettamente compreso che lo spazio è diventato un moltiplicatore di forza con satelliti con prestazioni sempre più impressionanti.