Emmanuel Macron vuole agire da mediatore per ottenere la pace tra Ucraina e Russia. A riportarlo, sulla sua edizione odierna, è il quotidiano francese “Le Figaro”, che evidenzia come da sei anni il presidente pratichi la stessa politica, profondamente europea e proattiva nei confronti del Vecchio Continente. Tanto che il suo entourage avrebbe confidato: “Non è lui, ma il momento che gli impone di mobilitarsi per portare la pace in Europa che non conosce la guerra da più di settanta anni, con l’eccezione del conflitto nell’ex Jugoslavia”.



In quest’ottica, dall’Eliseo sottolineano che Macron vedrebbe il Premio Nobel per la Pace come un bonus collaterale alla sua azione di mediazione. Tuttavia, “se questa ambizione segreta desse i suoi frutti in termini di negoziati, sarebbe piuttosto positivo”, ha osservato uno degli uomini di fiducia del leader transalpino. L’idea del Nobel è germogliata e ha poi preso quota con l’evolversi della guerra in Ucraina. Dopotutto, una delle immagini più evocative dell’inizio del conflitto rimarrà quella dell’incontro al Cremlino tra Emmanuel Macron e Vladimir Putin, separati da un tavolo lungo sette metri, nel tentativo di evitare l’offensiva russa.



EMMANUEL MACRON: “CINA SVOLGA CON NOI UN MAGGIORE RUOLO DI MEDIAZIONE”

Pur non riuscendo nel suo intento, ha ricordato “Le Figaro”, Emmanuel Macron con quel dialogo riuscì a non tagliare il legame con la Russia. Un elemento non di poco conto, perché, a un certo punto, le due parti dovranno sedersi attorno a un tavolo per negoziare. L’offensiva internazionale del capo di Stato francese ha esordito a settembre, durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con un discorso offensivo nei confronti della Russia, accusata di aver “infranto la nostra sicurezza collettiva […], deliberatamente violato la Carta delle Nazioni Unite e il principio della sovranità dello Stato. Più a lungo questa guerra si protrae, più diventa una minaccia per la pace in Europa, ma anche per la pace nel mondo”.



Ogni incontro internazionale, per Macron si tramuta in un’opportunità per presentare la “sua” Francia come una potenza equilibratrice. E, recentemente, ha anche tirato le orecchie alla Cina, a cui ha chiesto ufficialmente di “svolgere con noi un maggiore ruolo di mediazione nei prossimi mesi. Noi non crediamo nell’egemonia. Crediamo nella stabilità, crediamo nell’innovazione”.