Emergono nuovi particolari sul caso dell‘arresto di Pavel Durov, il fondatore di Telegram. In base ad alcune rivelazioni del Wall Street Journal, l’imprenditore di origine russa era stato invitato da Macron a trasferire la sede della sua società, che comprende anche la celebre piattaforma di messaggistica, da Dubai a Parigi. Questo accadde, secondo le fonti citate, nel 2018, durante un incontro a pranzo tra i due. Nella stessa occasione Macron propose anche di concedergli la cittadinanza francese, tuttavia, stando a quanto dichiarato da persone informate sulle conversazioni, Durov rifiutò le offerte, ma poi ottenne comunque lo status di cittadino nel 2021.
Il Ceo, per il quale si attende oggi la decisione finale dei giudici dopo gli interrogatori, è ora indagato anche in India. Come ha riferito il quotidiano Times of India, il governo avrebbe avviato una inchiesta sulle sue attività finanziarie, presumendo l’esistenza di reati collegati all’uso improprio della app per frodi, gioco d’azzardo, compravendita illegale di azioni e estorsione. Lo stesso giornale, citando le operazioni del centro di controllo nazionale sui cybercrimini, ha affermato che se l’indagine sul conto di Durov si concluderà con una sentenza negativa, l’uso di Telegram sarà vietato in tutto il paese.
Arresto Pavel Durov, Wsj: “007 francesi hackerarono iphone del Ceo di Telegram, era indagato per attività illecite dal 2017”
Il Wall Street Journal in merito all’arresto del Ceo di Telegram in Francia, ha rivelato anche che Pavel Durov era sotto indagine già dal 2017 e controllato dai servizi segreti, non solo francesi ma anche di altri stati. Questo perchè alcuni governi erano preoccupati dei vari reati che potevano essere compiuti attraverso l’uso improprio della piattaforma di messaggistica. In particolare l’inchiesta degli 007, portata avanti congiuntamente tra Francia ed Emirati Arabi, era scattata per verificare la presenza sulla app di gruppi di criminali, tra i quali terroristi, dissidenti, trafficanti di droga e hackers, che avevano trovato terreno fertile per le loro attività illecite grazie al mancato controllo da parte dei moderatori sui contenuti dei messaggi.
Per questo motivo l’operazione, denominata “Purple Music” aveva previsto anche la violazione dell’iphone di Durov con controllo sui relativi dati che potevano portare a qualche conferma sui sospetti. Il principale timore all’epoca, come affermano le fonti del quotidiano statunitense, era quello di promozione del terrorismo islamico su Telegram con reclutamento di militanti e divulgazione di materiale di propaganda.