L’Unione europea deve continuare a sostenere l’Ucraina, il suo presidente Volodymyr Zelensky e la sua gente, ma deve anche lavorare affinché la guerra finisca il prima possibile. Questa la posizione del presidente francese Emmanuel Macron, intervenuto a Strasburgo nella sessione conclusiva della Conferenza sul Futuro dell’Europa. Di fronte alla decisione «unilaterale» della Russia di invadere l’Ucraina, l’obiettivo è «far cessare questa guerra il più rapidamente possibile, fare di tutto perché l’Ucraina possa reggere e perché la Russia non vinca, preservare la pace sul resto del continente europeo ed impedire qualsiasi escalation». Ma Macron ha voluto fare una precisazione: «Noi non siamo in guerra con la Russia». A tal proposito, bisogna lavorare senza «cedere alla tentazione di umiliazione, allo spirito di vendetta. Non dobbiamo cedere alla tentazione dei revanscismi. Domani avremo una pace da costruire». E per farlo bisogna portare Ucraina e Russia al tavolo. «Ma questo non si farà né con l’esclusione reciproca, e nemmeno con l’umiliazione». Un messaggio senza dubbio forte, rivolto non solo a Kiev e Mosca, ma anche al presidente Usa Joe Biden alla vigilia del suo incontro col premier italiano Mario Draghi.
Se da un lato bisogna lavorare «per preservare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, per il ritorno della pace sul nostro continente», dall’altro «spetta solo all’Ucraina definire le condizioni per negoziare con la Russia». Quindi, il compito dell’Europa deve essere quello di restare al fianco degli ucraini «per ottenere il cessate il fuoco e costruire la pace». Riguardo il procedimento di adesione all’Unione europea, Macron ha spiegato che l’Ucraina «con la sua lotta e il suo coraggio è già oggi membro del cuore della nostra Europa». Ma pure se le venisse accordato subito lo status di Paese candidato, e l’auspicio del presidente francese è che si proceda rapidamente, bisogna essere consapevoli del fatto «che il processo che consentirebbe loro l’adesione prenderebbe più anni», probabilmente «decenni».
MACRON E IL PROGETTO DELLA CONFEDERAZIONE EUROPEA
Emmanuel Macron ha parlato dell’Europa, dicendosi a conoscenza delle paure legate al fatto che vi siano più “velocità”, ma bisogna accelerare, essere più ambiziosi, creare convergenze non esclusioni, per consentirle di «affermarsi come potenza». Invece la situazione è diversa: «Abbiamo paura di essere più ambiziosi, e abbiamo torto. Perché queste avanguardie non escludono, ma permettono a coloro che vogliono andare un po’ più lontano di farlo e di rendere l’ambizione desiderabile», ha spiegato il presidente della Francia. Dunque, nel nuovo contesto geopolitico causato dalla guerra in Ucraina, auspica la creazione di una Comunità politica europea, perché «questa nuova organizzazione europea permetterebbe alle nazioni europee democratiche, aderenti ai nostri valori, di trovare un nuovo spazio di cooperazione politica». Ma oltre che ambiziosi, bisogna essere realistici. «L’Unione Europea, dato il suo livello di integrazione e di ambizione, non può essere, a breve termine, l’unico modo di strutturare il continente europeo». Per Macron bisogna ripensare l’Europa, «senza fragilizzare l’intimità che si è costruita dentro l’Ue». Quindi, l’adesione non è l’unica risposta, che invece è stata data finora. Bisogna per Macron «aprire una riflessione storica, all’altezza degli avvenimenti che stiamo vivendo, sull’organizzazione del nostro continente».
Il riferimento di Emmanuel Macron è alla proposta di François Mitterand del 1989, cioè quella di creare una Confederazione europea. Una proposta «senza dubbio troppo precoce» per il presidente francese, che ha ricordato anche che veniva compresa la Russia. Aspetti questi che resero la proposta «inaccettabile» per quei Paesi che si erano appena liberati dal «giogo sovietico». Ma quella proposta partiva da una domanda attuale: come organizzare l’Europa da un punto di vista politico a prescindere dall’Ue. Quindi, una Comunità politica europea «non pregiudicherebbe per forza l’adesione futura all’Ue, né sarebbe chiusa a coloro che hanno lasciato quest’ultima».