L’uscita del Regno Unito dall’Ue non è soltanto una questione economica o burocratica: ma soprattutto geopolitica. Lo ha ben chiaro il presidente francese Macron, che al di là delle ragioni degli inglesi – artefici della Brexit non tanto in opposizione a Bruxelles ma poiché desiderosi di contenere le spinte autonomiste delle altre nazioni componenti il Regno Unito – ha compreso come uno dei punti dirimenti per il futuro dell’Europa, se non proprio “il” punto, sarà la capacità di dire la sua sul piano militare in fatto di difesa. Sì, perché tra gli effetti collaterali dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue vi è anche il fatto che adesso vi è un solo Paese membro a fare parte del ristretto “club nucleare“: la Francia, appunto. Per queste ragioni Macron, nel classico discorso sulla strategia di difesa e la dissuasione nucleare, pronunciato quest’anno dalla Scuola di Guerra di Parigi, ha di fatto offerto all’Europa la sua potenza militare: un’offerta “nucleare” finalizzata a dotare il continente di “maggiore capacità d’azione“.



MACRON OFFRE L’ATOMICA ALL’EUROPA

Potrebbero sembrare questioni marginali, ma così non è. Il motivo lo ha spiegato Macron parlando ai cadetti francesi: “Gli europei oggi devono comprendere che potrebbero presto trovarsi esposti alla ripresa di una corsa agli armamenti sia convenzionali sia nucleari, sul loro suolo. Non possono limitarsi al ruolo di spettatori. Ridiventare il terreno di scontro di potenze nucleari non europee non sarebbe accettabile. In ogni caso, io non lo accetto“. Come riportato dal Corriere della Sera, Macron ha aggiunto: “Dobbiamo scegliere tra il riprendere in mano il nostro destino oppure, rinunciando a qualsiasi strategia propria, allinearci a una qualche altra potenza. Ecco perché un sussulto è necessario e il nostro obiettivo deve essere la rifondazione dell’ordine mondiale al servizio della pace. La Francia e l’Europa hanno un ruolo storico da giocare“. La partita è di quelle delicate: dopo aver annunciato (o forse sarebbe meglio dire ‘denunciato’) la “morte cerebrale” della NATO, Macron non può spingersi troppo oltre proponendosi come sostituto unico del Patto Atlantico e degli Stati Uniti, storicamente garanti della sicurezza degli europei. Bisogna inoltre ricordare che la Francia, in fatto di difesa, è legata ai Trattati di Lancaster House proprio alla Gran Bretagna. Senza dimenticare che gli altri leader europei potrebbero vivere con irritazione la decisione di Macron di far sentire il peso delle sue 300 testate nucleari, rifiutando così la proposta francese. Resta però sul tavolo un tema di importanza strategica, a maggior ragione in un periodo storico in cui i trattati di controllo delle armi atomiche vengono denunciati da Russia e Usa a uno a uno, la stessa Cina con oltre 500 testate atomiche rappresenta una possibile minaccia, e gli Stati Uniti di Trump non sembrano così interessati all’Europa se non nell’ottica di un’azione di contenimento russa. La domanda è la seguente: chi difenderà il Vecchio Continente? Macron ha alzato la mano.

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