In Francia il presidente Emmanuel Macron ha varato la riforma delle pensioni senza ricorrere all’approvazione del Parlamento: ciò è stato possibile facendo ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione. Esso, in vigore dal 1958, impegna la responsabilità del Governo dinanzi l’Assemblée Nationale su un testo in assenza di alcuna votazione. In questa legislatura, come riportato dal Corriere della Sera, è stato utilizzato nove volte e altre decine di volte in passato, ma non in modo così discusso.
Il numero uno francese, che vuole la riforma delle pensioni sin dalla sua prima campagna elettorale, quella del 2017, a distanza di anni, ha preferito non rischiare la bocciatura, dato che c’erano due o tre voti di margine. “Il mio interesse politico e la mia volontà politica erano di andare il voto. Tra voi tutti, non sono io che rischia il proprio posto e il proprio seggio. Ma considero che al momento i rischi finanziari siano troppo grandi”, avrebbe detto, secondo un partecipante sentito dal Figaro, Emmanuel Macron al Consiglio dei Ministri nelle scorse ore.
Macron usa Costituzione per varare riforma pensioni senza Parlamento: è polemica
La riforma delle pensioni, tuttavia, era troppo importante affinché la mossa del presidente della Francia Emmanuel Macron di vararla senza ricorrerla al voto del Parlamento potesse passare liscia agli occhi dell’opposizione, che adesso intende presentare una mozione di censura. Un’azione del genere farebbe cadere non soltanto la norma, ma anche il Governo stesso. Intanto, anche il popolo è sceso in piazza per protestare: 1,7 milioni di persone hanno manifestato il loro rifiuto all’ipotesi di continuare a lavorare fino ai 64 anni, sebbene in altri Paesi la soglia sia ancora più elevata.
L’Assemblée Nationale adesso avrà ventiquattro ore per opporsi. Secondo quanto emerge e viene riportato da Il Sole 24 Ore, sarebbero tre le mozioni in preparazione: una presentata dalla coalizione di sinistra e ecologista Nupes, una dal Rassemblement national e una da un gruppo di partiti minori. Una di queste avrà bisogno di 289 voti per essere approvata. La votazione dovrebbe avvenire il prossimo lunedì 20 marzo. Un’alternativa è inoltre rappresentata dalla richiesta di référendum d’initiative partagée, che permetterebbe ai francesi di votare. Essa però richiede un iter complesso.